GELA (CALTANISSETTA), 18 LUGLIO 2014 - Il sito di Gela sarebbe ormai fuori mercato almeno dallo scorso Febbraio. A stabilirlo le raffinerie mondiali, competitors dell'Eni. Da Febbraio, infatti, la produzione del sito siciliano sarebbe scesa al di sotto dei 3 milioni di barili di greggio raffinato che garantiva ogni anno in media, e questo da quando avrebbe deciso di puntare solo sul gasolio. Secondo l'Unione petrolifera, però, a rischio non c'è solo il sito di Gela, ma anche tutte le raffinerie italiane, a causa della competizione internazionale.[MORE]
Dopo l'incontro che si è svolto ieri, presso la sede del ministero allo Sviluppo Economico, fra il presidente della Regione Sicilia, Rosario Crocetta, il ministro Federica Guidi e il viceministro Claudio De Vincenti, proprio in merito alla crisi dell'impianto Eni di Gela e di altri siti italiani, si è deciso che la prossima settimana sarà aperto un tavolo tecnico.
Il presidente della Regione Siciliana, Rosario Crocetta, ha infatti così dichiarato a Reuters: "La prossima settimana saranno aperti due tavoli tecnici: uno sul settore della raffinazione per l'Italia e l'altro per Gela con Eni e i sindacati. Si comincia a trattare, partendo dal fatto che Eni deve presentare un piano industriale che sia credibile e su questo c'è piena condivisione fra governo nazionale e regionale". "La chiusura di Gela avrebbe un effetto sul pil della regione del 7%", sottolinea il presidente.
Intanto oggi i sindacati del settore Filctem-Cgil, Femca-Cisl, Uiltec-Uil hanno convocato a Roma il coordinamento nazionale unitario del gruppo Eni, per decidere anche sull'eventualità della proclamazione di uno sciopero nazionale.
In discussione, secondo quanto emerso lo scorso 9 luglio dall'incontro fra i vertici Eni e i sindacati, ci sarebbero le cinque raffinerie di Gela, Taranto e la seconda fase di Porto Marghera, oltre che il sito di Priolo, Siracusa.
(Foto dal sito qn.quotidiano.net)
Katia Portovenero
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