Emergenza rifiuti a Roma: il braccio di ferro tra giunta, enti locali ed opposizioni
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ROMA, 11 AGOSTO - La rivoluzione stellata che ha coinvolto Roma, grazie alla vittoria del Movimento 5 Stelle alle ultime elezioni comunali, è stato un passo importante per la politica capitolina. Devastata dagli scandali di Mafia Capitale, e della rovinosa caduta del sindaco PD Ignazio Marino, la vittoria del Movimento 5 Stelle è stato un segno di volontà di cambiamento, di rottura rispetto alla "vecchia" politica. Questa parole sono state spesso espresse da esperti ed opinionisti nel corso del periodo pre e post elettorale, e la frase più ricorrente, successiva alla vittoria, che è stata espressa nei confronti della giunta Raggi è stata: "Lasciateli lavorare".
Ama, ovvero il pomo della discordia di Roma
I grandi detrattori e primi avversari politici dei pentastellati romani, dopo circa un mese e mezzo dal 20 Giugno, urlano già di una gestione lenta del problema rifiuti e, soprattutto, hanno puntato il dito nei confronti di una delle nomine illustri della giunta, secondo il sindaco Raggi. Paola Muraro. La polemica contro l'Assessore all'Ambiente della giunta Raggi è nata gli ultimi giorni di Luglio, quando il PD romano criticava la scelta della Muraro, poichè legata ad Ama da diversi anni, come consulente, e quindi parte del problema.
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Il consiglio comunale straordinario e la difesa della Raggi
La discussione ha tenuto banco per diversi giorni e Virginia Raggi, se in altra occasioni, come per la possibile nomina dell'ex rugbista Lo Cicero, ha preferito un profilo più defilato, per non entrare nella polemica, in questo caso ha preso le difese dell'assessore Muraro. La replica della Raggi è avvenuta durante il consiglio comunale straordinario richiesto dalle opposizioni e tenutosi il 10 Agosto. Una scelta giusta, a dire del sindaco, poichè la Muraro era l'unica pedina all'interno dell'Ama che ha combattutto contro il malaffare ed ora avrà il compito di gestire la situazione e portare la municipalizzata, assieme al nuovo presidente Alessandro Solidoro, verso lidi più tranquilli. Daniele Fortini, precendente presidente di Ama, aveva visto prorogata la sua carica dopo la vittoria elettorale dei Cinque Stelle, ma è stato sostituito nelle settimane successive, proprio a simbolo di una nuova gestione.
La Raggi ha continuato il discorso puntando il dito contro le passate gestioni, ree, a suo dire, di aver creato la situazione attuale e di aver dato in mano a Manlio Cerroni tutta la filiera dei rifiuti. L'imprenditore, proprietario della oramai chiusa discarica di Malagrotta, avrebbe giovato talmente tanto del business regalatogli dalle amministrazioni di sinistra che il sindaco pentastallato lo ha definito "Ottavo re di Roma". Virginia Raggi vede delle ombre nella scelta improvvisa, nel febbraio scorso, di chiudere i rapporti con Cerroni e quindi distruggere la già precaria situazione della raccolta e compostaggio dei rifiuti di Roma. La Raggi non nasconde le difficoltà, riscontrando che la città vive sull'orlo dell'allarma sanitario, ma promette un impianto di compostaggio ed un progetto volto alla risoluzione del problema, verso rifiuti zero.
"Basta spot" la replica delle opposizioni e le reazioni delle istituzioni
"Lei ha vinto le elezioni, pure in una misura considerevole, probabilmente anche per le ragioni che i romani hanno riscontrato. Ma lei non puo' continuare a ricordarci, anche nei prossimi cinque anni, quali sono stati gli errori delle precedenti amministrazioni. La realtà è un po' diversa dagli spot. Lei deve spiegare ai romani che cosa intende fare adesso" laconica la risposta in consiglio di Roberto Giacchetti, sfidante della Raggi alle ultime elezioni e candidato del PD. Le opposizioni hanno fatto sentire la loro voce, dalle critiche mosse dal consigliere PD Michela De Biase, che attacca la Raggi, a suo dire solo parte passiva di un direttorio del 5Stelle, dove le scelte sono prese solo dalle cariche alte del Movimento, come il "sindaco" Di Battista. Fratelli di Italia ha chiesto le dimissioni dell'Assessore Muraro, ma il sindaco pentastellato ha respinto l'ordine del giorno.
Ma il vero scoglio per Virginia Raggi non sono i numeri delle minoranze in consiglio comunale, quanto le reticenze nei confronti del nuovo piano della giunta da parte della presidentessa della Regione Umbria e dei territori limitrofi alla Capitale interessati dal piano di riordino. I territori di San Vittore e Aprilia-Orvieto-Terni, dove sono presenti attualmente due impianti Acea, sarebbero stati designati come centri di smistamento dei rifiuti, con un possibile ampliamento dei suddetti impianti.
I sindaci di Cassino e San Vittore hanno già espresso la loro contrarietà a tale provvedimento e si dicono"pronti a confrontarsi con i sindaci del territorio per mettere in campo tutte le azioni, anche le più estreme, necessarie ad impedire il conferimento di ulteriori rifiuti nel termovalorizzatore di Acea a San Vittore del Lazio".
Sulla stessa linea la dichiarazione del sindaco di Orvieto Giuseppe Germani "Non autorizzeremo mai in nessun modo l'arrivo nella nostra discarica di rifiuti di qualsiasi altro territorio e meno che mai da parte della capitale d'Italia. Il sindaco Raggi deve rivedere immediatamente la sua strategia e la sua politica per quanto riguarda i rifiuti". La replica del sindaco orvietano fa eco alle parole della presidentessa della Regione Umbria Catiuscia Marini, la quale ricorda alla Raggi "di aver scelto un assessore all'Ambiente altamente competente, quindi farebbe bene se si facesse spiegare come funziona la gestione dei rifiuti, perchè forse non è al corrente del fatto che i rifiuti urbani destinati ad operazioni di smaltimento, devono essere smaltiti nella regione in cui vengono prodotti e che inoltre, per utilizzare gli impianti, non basta esserne proprietari, ma è necessaria una condivisione con le istituzioni locali e la comunità".
Virginia Raggi si ritrova in una guerra su due fronti, tra le opposizioni che battagliano tutti i giorni per screditare la sua forza e credibilità politica, e le istituzioni locali, pronte a posizionarsi in trincea pur di non vedere i loro territori toccati dai rifiuti capitolini. Un tiro alla fune, dove chi sta perdendo sono i romani, in una precaria situazione sanitaria, appessi all'ultima speranza del cambiamento.
Leonardo Cristiano
immagine da: espresso.repubblica.it