Egitto: polizia violenta, si dimette ministro
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Egitto: polizia violenta, si dimette ministro

martedì 5 febbraio, 2013

 IL CAIRO, 5 FEBBRAIO 2013- Il video è breve, ma chiaro: c'è un uomo nudo, buttato a terra, e un gruppo di agenti della sicurezza centrale che lo picchiano violentemente, nei pressi del palazzo presidenziale di Il Cairo. Le immagini, sul web, fanno il giro del mondo, e arrivano al quartier generale del governo egiziano, dove il Ministro della Cultura Mohamed Saber Arab, indignato, decide di presentare le sue dimissioni.


Nessuna comunicazione ufficiale dal premier Hisham Qandil, ma la sola notizia ufficiosa è abbastanza forte da surriscaldare ulteriormente gli animi: perchè da giorni, l'Egitto, infuria una lunga polemica contro le forze dell'ordine, e la loro violenza nell'affrontare i disordini.[MORE]


Una situazione che la morte dell'attivista ventottenne Mohamed Nabil el Gundi non ha fatto che aggravare: da giorni, infatti, il Movimento popolare cui apparteneva lo studente dell'Università di Alessandria, denuncia il rapimento del giovane, che sarebbe stato torturato e ucciso dalla polizia. Il nome del ragazzo è già stato ampliamente abbinato a quello di Khaled Said, blogger alessandrino brutalmente pestato dalla sicurezza alla vigilia della rivoluzione.


Il Presidente Morsi ha dunque avviato un'inchiesta, convocando le forze dell'ordine per discutere degli ultimi avvenimenti; l'esecutivo, secondo fonti ufficiali, teme ripercussioni negative a livello di immagine qualora si tornasse a parlare di violazioni dei diritti umani e civili.


Quel che è certo, per ora, è il referto dell'autopsia di El Gundi, giunto in coma in ospedale dopo essere sparito il 25 gennaio durante le celebrazioni per l'anniversario della rivoluzione; l'uomo aveva un'emorragia interna, segni di strangolamento sul collo e di scariche elettriche, ma all'ospedale avrebbe detto di aver avuto un incidente.


Al corteo funebre non sono mancati tafferugli tra partecipanti e polizia con lanci di pietre e lacrimogeni; Morsi invita alla cautela e al rispetto, condannando non meglio specificati "atti di sabotaggio". Ma la polemica, almeno per ora, non sembra destinata a placarsi.

Simona Peluso


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