Egitto: il giudice Mansour è il nuovo presidente ad interim
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Egitto: il giudice Mansour è il nuovo presidente ad interim

giovedì 4 luglio, 2013

IL CAIRO, 4 LUGLIO 2013 - Il giudice Adly Mansour è il nuovo presidente ad interim dell’Egitto. Non sono nemmeno passate 24 ore dall’inizio del golpe, che ha condotto alla deposizione del primo presidente egiziano eletto democraticamente, Mohamed Morsi, che Il Cairo saluta la sua una nuova guida.[MORE]

Questa mattina, infatti, il giudice Mansour, che dal deposto presidente Morsi era stato messo a capo del sistema giudiziario egiziano, ha giurato prima come presidente della Corte Costituzionale, così come necessario, e poi come presidente ad interim. «Giuro di preservare il sistema repubblicano – ha affermato Mansour – di rispettare la costituzione e la legge, e salvaguardare gli interessi del popolo».

E subito dopo aver pronunciato il giuramento il neo presidente egiziano ha rivolto un invito proprio al partito dell’ex presidente Morsi: «I Fratelli Musulmani sono parte della nazione, una nazione che dobbiamo costruire insieme». Dunque, un immediato invito all’unità e alla condivisione quello rivolto da Mansour non solo al partito de “I fratelli musulmani”, ma all’intera nazione, affinché l’Egitto possa diventare un «Paese moderno, costituzionale, nazionale e civile».

Una realtà che sarà resa possibile grazie a chi, in questi giorni, ha dato vita e ha condotto la protesta. D’altronde, come sottolinea Mansour, «i manifestanti hanno unito il popolo egiziano correggendo la strada della sua gloriosa rivoluzione».

Una nomina, quella del presidente ad interim Mansour, voluta e designata dagli stessi militari che hanno guidato il colpo di stato, i quali adesso puntano all’immediata formazione di un nuovo governo, almeno così hanno promesso, che si propone di non escludere alcun movimento politico.

Durante il giuramento di Adly Mansour, 14 jet militari hanno sorvolato la capitale egiziana tracciando strisce di fumo rosse, bianche e nere, ovvero i colori della bandiera nazionale. Un modo che, oltre a salutare il nuovo presidente egiziano, sottolinea di certo l’importanza che l’esercito ha avuto nella destituzione di Morsi e nel delineare questa nuova situazione politica.

Dal panorama internazionale, a seguito del giuramento del nuovo presidente egiziano, sono immancabilmente sopraggiunte numerose dichiarazioni.

Il presidente degli Stati Uniti d’America, Barack Obama, precisa che il governo americano non sosterrà particolari individui o gruppi politici e che pur riconoscendo le legittime lamentele del popolo egiziano non può trascurare la «legittimità dell’elezione di Morsi». Parole, quelle del presidente Obama, che risultano essere conformi alla presa di posizione espressa da lui stesso ieri alla notizia del golpe: «I militari restituiscano subito il potere a un governo civile, democraticamente eletto. Le forze armate – aveva dichiarato il presidente americano – devono evitare “arresti arbitrari” a cominciare da quello del presidente Morsi. L’America è pronta a congelare i suoi aiuti all’Egitto se si conferma una situazione da golpe militare».

Sul fronte europeo così si è espressa Emma Bonino, ministro degli Esteri: «in Egitto la situazione è in assoluto movimento. La prudenza è la linea migliore che possiamo seguire senza precipitarci in giudizi o affermazioni su situazioni complesse».

Un commento all'insegna della prudenza quello dunque espresso dalla Bonino e che si pone quasi da spartiacque tra Germania e Gran Bretagna che, attraverso i rispettivi ministri, si pongono, invece, in netta opposizione. «La Gran Bretagna – ha affermato il ministro degli Esteri, William Hague – è pronta a riconoscere la nuova amministrazione in Egitto e a collaborare con essa». Di tutt’altro parere, per l’appunto, il ministro degli Esteri tedesco, Guido Westerwelle, che ritiene la deposizione del presidente Morsi «una grande sconfitta per la democrazia in Egitto. È urgente che il paese torni quanto prima ad un ordine costituzionale».
 

(Immagine da notizie.tiscali.it)

Giovanni Maria Elia

 


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