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IL CAIRO, 26 APRILE 2016 - Il caso Regeni continua a tenere banco, sia in Italia che in Egitto. Nella giornata di ieri è stato arrestato Ahmed Abdallah, presidente del consiglio d'amministrazione della Commissione egiziana per i diritti e le libertà (Ecrf), un'ong che sta offrendo attività di consulenza ai legali italiani della famiglia Regeni. L'attivista è stato prelevato dagli agenti alle 3 del mattino nel suo appartamento. Le forze dell'ordine egiziane lo hanno portato via ed hanno sequestrato il suo computer e il suo smartphone. Già in queste ore, secondo fonti egiziane, dovrebbe tenersi un primo processo a suo carico.[MORE]
LE REAZIONI Reazioni di sdegno per l'arresto dell'attivista da parte del mondo politico e delle ong. La famiglia Regeni ha espresso "preoccupazione per la recente ondata di arresti in Egitto ai danni di attivisti per i diritti umani, avvocati e giornalisti anche direttamente coinvolti nella ricerca della verità circa il sequestro, le torture e l'uccisione di Giulio". "Siamo di fronte a un salto di qualità nelle azioni repressive dell'Egitto, l'azione politica italiana deve essere commisurata a questa escalation egiziana" ha osservato il portavoce di Amnesty Italia, Riccardo Noury. "Dal 21 aprile a ieri c'è stata un'ondata di arresti, sia di massa sia selettivi: di massa perché secondo i nostri numeri sono state arrestate 238 persone, selettivi perché hanno arrestato anche giornalisti stranieri che si sono occupati del caso Regeni, e tra gli arresti più gravi c'è quello di Abdallah, che con i suoi esperti ha fornito e sta fornendo supporto legale alla famiglia di Giulio. L'azione politica delle istituzioni italiane deve essere commisurata all'escalation delle azioni egiziane; e quanto alla collaborazione giudiziaria, mi sembra che siamo fermi".
Fonte immagine: telegm24.it
Alessandro Romani