Ucraina in crisi: tra guerra, sofferenza e futuro incerto
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Le carenze sul fronte ucraino cominciano a farsi sentire ora che il Generale Inverno è alle porte.
Le infrastrutture energetiche sono al collasso, le persone si sostengono con generatori a gasolio inviati dall'Occidente insieme agli aiuti che arrivano tardi e pregano che l'inferno della guerra finisca.
Più di una generazione di ucraini è stata immolata sull'altare di Marte in nome dell'orgoglio per non voler riconoscere che la vittoria è oramai impossibile.
Gli uomini al fronte non bastano, interi settori di fortificazioni sono completamente sguarniti e la Russia avanza inesorabilmente dopo il crollo del fronte sia in Ucraina che nel Kursk.
Allora cosa fare? Già in precedenza, il 3 aprile 2024 per ovviare al problema della mancanza di uomini Zelensky aveva abbassato l'età del servizio militare da 27 a 25 anni, ma quelle leve hanno già riempito i cimiteri e i sacrari.
Adesso viene richiesto da oltre atlantico di abbassare ulteriormente l'età della leva dai 25 a 18 anni per compensare almeno in parte le perdite dato che servirebbero almeno 130mila uomini per stabilizzare il fronte.
Nonostante le innumerevoli perdite di vite umane, Zelensky insiste di poter vincere e prendere di petto la Russia.
Ora l'ultima richiesta di Biden e degli USA è di abbassare ulteriormente l'età di leva.
La risposta Ucraina non si è fatta attendere e per la prima volta è di contestazione sulla pressione USA:
«Bisogna mandarci pure i ragazzini, a morire al fronte?»
«Non ci si può aspettare che l'Ucraina compensi così i ritardi nella logistica o l'indecisione degli alleati. A causa di questi ritardi, l'Ucraina non ha abbastanza armi nemmeno per i soldati già mobilitati» così si è espresso sulla questione il consigliere di fiducia del presidente ucraino Dmytro Lytvyn.
Il problema di fondo è che l'opinione pubblica ucraina ha smesso di avere fiducia nella propaganda di Stato, e una nuova leva forzata potrebbe creare ulteriori tensioni interne nella popolazione esasperata da sofferenze, crisi energetiche ed umanitarie oltre che dalle innumerevoli perdite di vite umane.
Anche su social-media come Facebook gli Ucraini protestano contro tale decisione e infatti Ihor Komar afferma:
«È un genocidio, gli Stati Uniti diranno di distruggere tutti gli ucraini e la Verkhovna Rada approverà. Per chi state combattendo? Presto come nazione non esisteremo più».
Proprio per tale motivo Zelensky ha immediatamente rassicurato la popolazione ucraina che non vi sarà alcun abbassamento dell'età di mobilitazione.
Secondo alcuni analisti solo, Trump sarà in grado di cambiare le cose, interrompendo gli aiuti e costringendo le parti a sedersi al tavolo delle trattative per la ricerca di una soluzione diplomatica e duratura.
Le sofferenze inflitte a un popolo stremato, gli sforzi vani di un esercito che lotta contro un avversario implacabile e le tensioni crescenti all'interno del Paese sottolineano l'urgenza di una riflessione collettiva.
La scelta di proseguire a oltranza, alimentando un conflitto che appare sempre più senza sbocchi, o la scelta di una pace duratura con condizioni che soddisfino entrambe le parti?
Il sostegno internazionale in passato presentato come una panacea dal governo ucraino, attualmente è insufficiente e tardivo o consente l'inasprimento ulteriore del conflitto.
È evidente che non si può continuare a immolare intere generazioni in nome di un obiettivo ormai fuori portata.
La speranza di molti sembra consistere in un cambio di rotta radicale, forse incarnato da un potenziale intervento diplomatico che fermi l'emorragia di vite e dia respiro a una nazione devastata.
Solo un'azione coraggiosa per il dialogo, per quanto difficile, potrà spezzare questa spirale di distruzione, restituendo all'Ucraina e alla sua gente la possibilità di immaginare un futuro che non sia definito solo dalla guerra.
La nostra riflessione: Quale colonialismo più ripugnante e immorale di questo, che impone scelte errate alle coscienza dei leader degli Stati sottomessi, solo per difendere i propri interessi di egemonia e dominio geopolitico mettendo a rischio la vita e l'esistenza dell'intera umanità?
Marco Rispoli (Davoli).