È legge il nuovo codice antimafia, tra fiducia e critiche
Politica Lazio

È legge il nuovo codice antimafia, tra fiducia e critiche

giovedì 28 settembre, 2017

ROMA, 28 SETTEMBRE - È legge il nuovo codice antimafia, ma è duello sulle misure applicative. Forza Italia protesta e chiede modifiche. Il governo pensa ad un decreto. M5S fa sapere che la riforma è solo “di facciata e offre il solito assist agli avvocati dei colletti bianchi”. L’aggiornamento del codice del 2011 dovrà servire per combattere, sempre più sul piano patrimoniale, una criminalità organizzata che si infiltra, quotidianamente e anche al Nord, tra i “colletti bianchi”, nelle amministrazioni pubbliche, nelle banche e tra i professionisti. Il nuovo codice è il frutto di una legge di iniziativa popolare lanciata - tra gli altri - dalla Cgil e da Libera di don Ciotti, approvata in via definitiva dalla Camera con 259 voti favorevoli e 107 contrari. [MORE]

Il cuore della riforma è la gestione dei beni confiscati, da affidare d’ora in poi ad amministratori capaci di salvaguardare imprese e occupazione. Però, in aula, la polemica è scoppiata sulle misure di prevenzione personali e patrimoniali estese anche a chi, non mafioso, è “indiziato” di partecipare a un’associazione per delinquere finalizzata alla corruzione e alla concussione. Per incappare nelle misure di prevenzione l’indiziato deve essere “socialmente pericoloso”, deve aver reiterato le condotte illecite e deve possedere beni di cui non sappia giustificare la provenienza. “Da oggi - ha commentato il Guardasigilli Andrea Orlando - ci sono più strumenti per combattere la mafia, più trasparenza per i beni confiscati, più garanzie per le misure di prevenzione”.

Tra i reati per i quali le sezioni specializzate dei tribunali potranno adottare misure di prevenzione ci sono anche lo stalking violento, il favoreggiamento della latitanza e le nuove forme di terrorismo. Ma l’avvocato Francesco Paolo Sisto (Forza Italia) ha concentrato la polemica nel perimetro dei reati contro la pubblica amministrazione, definendo una “autentica barbarie” l’equiparazione dei reati di mafia a quelli comuni e sfidando il governo a presentarsi in aula per confermare che questo aspetto della riforma verrà corretto. Il sottosegretario alla Giustizia, Gennaro Migliore, caldeggia l’ipotesi della correzione in tempi rapidi: lo spazio si potrebbe trovare nella legge sulle vittime del femminicidio, all’esame del Senato, qualora non prevalga l’estraneità di materia.

Il M5S intanto, con l’intervento di Alfonso Bonafede, ha smontato la legge: “È ipocrita e di facciata e offre il solito assist ai difensori dei corrotti”. Invece il Pd, ma anche Articolo 1 e Alternativa popolare (seppur con molti mal di pancia) hanno sostenuto una riforma che, come ha ricordato il relatore Davide Mattiello (Pd), “è frutto di un lavoro durato quattro anni”. Per Donatella Ferranti, presidente dem della commissione Giustizia, la legge “consente di impiegare nella lotta alla corruzione strumenti sperimentati con successo contro il crimine mafioso”.

Claudio Canzone

Fonte foto: ilfattoquotidiano.it


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