È la parola la carta d'identità di una persona
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Intorno a noi c’è un mondo di parole che non accenna minimamente a diminuire. Siamo tutti diventati opinionisti di rango e ci vantiamo di essere esecutori di verità. Volano i giudizi e le sentenze di popolo. Sui social siamo tutti condannati o esaltati, senza alcun riscontro obbiettivo. L’essenziale è parlare, indicare, assolvere, pungere, sconfessare, punire. Non ci si accorge di quanto male si semina, anche se a volte viene ricoperto con una veste di luce truccata o comunque apparentemente piacevole. Il problema è che la notizia falsa o il tentativo di infangare qualcuno rimangono o comunque passano prima nella testa delle persone che ricevono l’informazione. Qualsiasi smentita, anche immediata, fa fatica a sostituire l’effetto negativo che ormai abbia preso il sopravvento. [MORE]
Spesso anche tra i credenti sembra che la corsa alla notizia capace di colpire l’altro non abbia la voglia di lasciare il posto alla prudenza e al buon senso. Eppure non si può far finta di non sapere che di ogni parola saremo giudicati. Chiare in proposito i riferimenti del teologo Mons. Di Bruno: “Possiamo anche diffondere e difendere ogni immoralità, ogni falsità, ogni insipienza e stoltezza, possiamo proporre ogni teoria di bene e di male. Ma di ogni parola saremo convocati in giudizio. Una volta che la parola è uscita dalla bocca o dal cuore, è subito registrata nei cieli, presso Dio, scritta nel libro della nostra vita. Ma oggi chi crede più in questa verità? Nessuno. Per questo oggi gli uomini hanno fatto della loro parola una potentissima arma per la distruzione di Dio e degli altri. Nulla è più letale di una parola. Nulla uccide più che una frase falsa”.
Tutto questo non intacca minimamente le conquiste che l’uomo ha fatto nel campo della informazione. È una grande questione di democrazia consentire ad ognuno la libertà di espressione, dopo secoli di violenza nei confronti di chi si è permesso di far conoscere la realtà nascosta. Quante ingiustizie; sentenze di condanna; privazioni; arresti; restrizioni! Il problema scatta nel momento in cui la libertà d’espressione snatura i suoi confini, all’intero dei valori eterni che accompagnano l’integrità morale e sociale di un individuo. Si parte volentieri solo da sé stessi e si ignora la realtà, nelle sue articolate sfaccettature, che si ha davanti. In questi casi anche una parola detta nel momento sbagliato, senza la verifica del contesto in cui viene posta, può fare danni incalcolabili.
Certo oggi l’insegnamento del vangelo su questa delicata questione si è perso per strada: “Sia invece il vostro parlare: “Sì, sì”, “No, no”; il di più viene dal Maligno” (Mt 5,37). All’opposto si cerca di divagare all’infinito, aumentando di riflesso il peso del male compiuto. Più facilmente in questi casi entra il maligno a distorcere all’infinito la verità, praticando comunque una disfatta anche personale, al di là dei guasti che si arrecano al prossimo. La parola quasi sempre rivela il cuore di chi esprime qualcosa. È la carta d’identità perfetta di una persona; l’impronta invisibile; il sigillo della propria anima. Tutto questo dovrebbe spingere a curare il proprio modo di comunicare con gli altri, anche se la quotidianità mostra il contrario. C’è la corsa a mostrare la parte peggiore di sé. A noi la scelta di essere bocca della verità cristiana o di quella dell’arte demoniaca!
Egidio Chiarella
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