Dossier Agenas sulla Medicina difensiva: è praticata in Umbria  dal 58% dei professionisti
Salute Umbria

Dossier Agenas sulla Medicina difensiva: è praticata in Umbria dal 58% dei professionisti

lunedì 20 aprile, 2015

PERUGIA, 20 APRILE 2015Agenas, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, ha diffuso i dati dello studio sulla Medicina difensiva (MD), «intesa come l’insieme di atti e comportamenti posti in essere da chi esercita la professione sanitaria al fine di scongiurare possibili contenziosi da parte dei pazienti», realizzato negli anni 2013-2014 nell’ambito del progetto Medicina difensiva: sperimentazione di un modello per la valutazione della sua diffusione e del relativo impatto economico, finanziato dal Ministero della Salute con il coinvolgimento di quattro regioni, ovvero, Lombardia, Marche, Umbria e Sicilia.[MORE]

Per l’Umbria, il dossier è firmato da Paola Casacci, della Direzione regionale salute e coesione sociale, Carla Gambarini e Margarete Tockner dell’Azienda Usl Umbria 2.

«Anche in Umbria - si legge nello studio - negli ultimi anni si è assistito al notevole acuirsi dell’attenzione agli errori e agli incidenti che possono verificarsi nell’erogazione dei trattamenti sanitari, la cosiddetta medical malpractice. Le denunce dei medici da parte dei pazienti, le richieste di risarcimento del danno biologico ed esistenziale e, di conseguenza, i costi assicurativi sono aumentati in maniera esponenziale».

In particolare, il fenomeno della medicina difensiva oltre a provocare un aumento dei costi sostenuti per la sanità pubblica regionale, incide negativamente sulle liste d’attesa, che si dilatano a oltranza.

Quanto ai numeri, dal dossier emerge che «in Umbria, il 58% dei professionisti pratica la medicina difensiva. Si tratta, soprattutto, di una MD positiva, che si manifesta con un eccesso di prescrizione di esami strumentali (30%), di visite specialistiche (21%), di esami di laboratorio (20%), di farmaci (10%), eccesso di invii in Dea o in altri reparti ospedalieri (8%), mentre la MD negativa, cioè evitare di assistere pazienti a potenziale alto rischio di complicanze o di errore o di fornire cure potenzialmente utili per il paziente ma ad alto rischio di complicanze, si attesta al 5-2%».

Inoltre, per i professionisti intervistati, «la causa prevalentemente imputata ai comportamenti di MD è la legislazione sfavorevole per il professionista medico” (31%), seguita dal “rischio di essere citato in giudizio e di incorrere in procedimenti legali per malpractice” (16%). Al 12% troviamo il “rischio di compromettere la propria carriera e perdere l’immagine professionale”, all’11% la “pressione da parte dell’opinione pubblica e dei mass-media”, al 7% la “sfiducia nella tutela assicurativa e/o incremento dei costi assicurativi” insieme alla “sfiducia nella tutela da parte della propria amministrazione”, al 6% il “rischio di subire una richiesta di risarcimento danni”, al 5% lo “sbilanciamento del rapporto medico-paziente per eccessive pressioni e aspettative del paziente e dei suoi familiari” e infine al 5% la “percezione di dover sopperire a carenze organizzative sanitarie del proprio settore”».

Per contrastare il fenomeno della medicina difensiva, il 36% degli intervistati «auspica la riforma delle norme che disciplinano la responsabilità professionale», mentre il 23%, «una maggior tutela da parte delle assicurazioni».

Domenico Carelli


Autore
https://www.infooggi.it - Il Diritto Di Sapere

Entra nel nostro Canale Telegram!

Ricevi tutte le notizie in tempo reale direttamente sul tuo smartphone!

Esplora la categoria
Salute.