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EDIMBURGO, 17 APRILE 2013 - In principio fu Dolly, l’ovino creato in laboratorio, lasciò spiazzata l’intera comunità mondiale, spaccando in due l’opinione pubblica, chi a favore, chi contro il progredire della scienza in tal modo.
Ora è il turno di Pig 26, un maialino nato da quattro mesi dagli stessi “genitori” della pecora tanto contestata, nei laboratori dell’Istituto Roslin, sito nella capitale scozzese. Una stretta affinità lega i due animali, dati gli stessi padri fondatori, ma tuttavia venuti alla luce con tecniche differenti.[MORE]
Il maiale è il primo modello di “gene editing”. È immune a qualsiasi tipo di malattia, come ad esempio alla peste suina africana, un virus letale per gli stessi. Bruce Whitelaw, responsabile dello studio, ha spiegato: «Se non si sa come l'animale è stato prodotto, non c’è modo di accorgersi che è stata compiuta una mutazione».
La procedura dell’ editing genetico è molto semplice, gli scienziati tagliano il Dna dell’animale e lo inseriscono in nuovo materiale congenito, variando così uno solo dei tre miliardi di caratteri dell’intero patrimonio strutturale, ed ecco come nel caso di Pig26.
Continua Whitelaw affermando: «Con questa tecnologia possiamo operare direttamente all'interno dell'ovulo fertilizzato con un'efficienza del 10-15%, sbarazzarci così della resistenza agli antibiotici e, in alcuni casi, anche della clonazione. In una cucciolata di maiali, almeno in uno degli animali risulterà il mutamento genetico. Tecniche simili di ingegneria "pulita" potranno essere usate per generare altri animali come bovini e ovini immuni da una serie di malattie ».
Scetticismo a riguardo nell’intera Europa, mentre Usa e Cina al contrario hanno già destato particolare interesse per future produzioni in serie.
(foto: www.diregiovani.it)
Rosalba Capasso