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Doping, Alex Schwazer squalificato otto anni dal Tas. Addio Olimpiadi e carriera finita

Giuseppe Sanzi
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Doping, Alex Schwazer squalificato otto anni dal Tas. Addio Olimpiadi e carriera finita
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RIO DE JANEIRO, 11 AGOSTO 2016 - Niente Olimpiade e carriera finita per Alex Schwazer. Il tribunale dello sport ha accolto la richiesta della Iaaf e ha squalificato il marciatore altoatesino per otto anni. Su Schwazer ha pesato la recidiva, la precedente sospensione rimediata nel 2012 per uso di doping. [MORE]

Il marciatore ha preferito rimanere in silenzio e ai giornalisti che hanno provato a fargli qualche domanda si è limitato a dire: «Sono distrutto. Ci vuole rispetto per le persone». Tanta rabbia e amarezza nelle parole dell’ex campione olimpico, per una vicenda molto intricata che ora proseguirà nei tribunali italiani.

A parlare è invece Sandro Donati, l’allenatore del marciatore, che lo ha sempre difeso e lo ha aiutato a tornare ad alti livelli dopo i tre anni e mezzo di squalifica: «L'ho informato io Alex, è rimasto in silenzio per venti minuti, senza parlare», ha detto ai cronisti presenti.

Poi rivela altri dettagli sul controllo in cui è stata riscontrata la positività: «Nell'udienza del Tas, abbiamo scoperto che il famoso controllo antidoping a sorpresa era stato pianificato e comunicato agli ispettori del prelievo 15 giorni prima! Una situazione incredibile, mettendo a rischio la riservatezza del controllo. Perché controllarlo il primo gennaio e non il 28 dicembre? Perché l'obiettivo era quello di effettuare tutto il primo gennaio, con il laboratorio chiuso, e con la possibilità di tenere la provetta un giorno intero prima di portarla a Colonia».

Infine promette battaglia in tribunale, alla ricerca di una verità che potrebbe riabilitare Schwazer agli occhi di tutti gli sportivi ma non gli restituirebbe la possibilità di gareggiare alle Olimpiadi di Rio: «È una vicenda grottesca, umiliante per Alex e chi gli sta accanto. La battaglia ora passa sul piano giudiziario: ci sono già due Procure, Bolzano e Roma, che indagano».

 

Giuseppe Sanzi

(fonte immagine lapresse.it)

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Scritto da Giuseppe Sanzi

Giornalista di InfoOggi

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