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"Don Jon" di Joseph Gordon-Levitt, una libidine da missionario incompiuto

Antonio Maiorino
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"Don Jon" di Joseph Gordon-Levitt, una libidine da missionario incompiuto
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DON JON DI JOSEPH GORDON-LEVITT, LA RECENSIONETroppo reclamizzato ed infiocchettato dal marketing, Don Jon è un'erezione di cinema, piuttosto che una lezione di scrittura, rimasto allo stato di teaser, con attori funzionali a un piacere rapido che non porta da nessuna parte.

Canotta bianca, turgore dei muscoli in bella evidenza e sguardo convinto da dongiovanni: questo è Joseph Gordon-Levitt in Don Jon, e così, a sua immagine e somiglianza, è il film che ne vien fuori. Ossia, rispettivamente: informalmente truzzo, muscolare ed esibizionista nella regia, vorrei-esser-brillante. Uno script di pruriginosa spiritosità per quella che sembra essere stata una libidine, una voglia, uno sfizio da aggiungere su Linkedln al già cospiscuo e più che dignitoso curriculum dell'attore protagonista: scrivere e dirigere un film, meglio ancora se ti dà la possibilità di palpare Scarlett Johansson.

Jon Martello, il Thor scatenato dei disco-club del New Jersey, è soprannominato Don Jon dai compagni, classica cricca di buddies fuoriusciti da qualche commediola di bassa lega, perchè va a segno ogni fine settimana con una donna diversa. [MORE] Le avvista al bancone, fa la radiografia delle forme, mette il voto, e decide se passare all'azione; se lo fa, se le porta a letto. E dopo, mentre lei si rannicchia affettuosamente nel sonno post-sesso, lui va a sollazzarsi con un porno. Arriva la tipa da dieci in pagella (Scarlett Johansson) che potrebbe fargli cambiare abitudini, ma il vecchio stile di vita perdura: le pornodive sono più eccitanti, fanno qualsiasi cosa - e soprattutto: perchè no? La relazione scricchiola quando lui viene sorpreso con le mani "nella marmellata", ma forse la coppia non funziona per qualche altro motivo. E compare un'attempata ma affascinante rivale (Julianne Moore) della bionda gatta morta: una compagna d'università, sulle prime seccante, poi chissà.

GATTE E FILM MORTI - Variamente apprezzato da chi si sarà fatto tenere per le palle dall'ennesima storiella senza spessore, Don Jon di Joseph Gordon-Levitt non ha granchè da offrire salvo la sveltina di ottanta minuti a regia testosteronica, con qualche occasionale rigurgito da videoclip porno, una condotta glamour rispettosa del canone da commedia, con tanto di personaggi ironicamente stereotipati: Scarlett gatta leopardata morta e stramorta, col cuore da brava ragazza ed i capricci da fidanzatina; il padre (Tony Danza) sempre a muso duro col figlio, che si ammorbidisce - ma forse non è la parola giusta - quando Jon porta a casa la procace nuora (la stima, come la ragazza, è maggiorata); la madre è un pezzo di pane pronta a piagnucolare, la sorella non dice una parola perchè è incollata all'Iphone. Anche l'umorismo è della stessa parrocchia buonista, che lo spettatore frequenta da anni, spesso con più gradevoli liturgie. I Padre Nostro che Jon recita mentre allena i dorsali, o le quasi spassose e ripetitive confessioni al prete, con gli Ave Maria di penitenza direttamente proporzionali al sesso extra-coniugale ed alle masturbazioni, sono un altro indice della facile ironia d'una storiella, fresca come un gelato al McDonald's che pare voglia spacciarsi per gelateria artigianale.

IL MISSIONARIO DELLA COMMEDIA - Come per chi abbia i denti sensibili al freddo (preconfezionato), l'occhio s'irrita alla studiata svolta hollywoodiana da fast food del cinema, odiosamente - cioè, amabilmente - buonista, con lui che cerca di passare dal sesso all'amore, dalla solitudine alla comunione spirituale, dalla dipendenza alla guarigione, senza far innamorare davvero chi guarda - perchè il suo personaggio da machista ecclesiastico è piatto e rapidamente consumato; senza suscitare vera empatia - perchè una semi-macchietta che macchia le lenzuola non produce di questi sentimenti, salvo girare (e bene) un dramma come Shame; senza guarire dalla dipendenza dai clichè, nonostante il viagra d'un sano humour, per quanto ignaro della fantasia da kamasutra della risata, che, per dirne una, si è invece visto ultimamente in qualche commedia davvero brillante come il primo Una notte da leoni o il recente Facciamola finita. Troppo reclamizzato ed infiocchettato dal marketing, Don Jon è un'erezione di cinema, piuttosto che una lezione di scrittura, rimasto allo stato di teaser, con attori funzionali a un piacere rapido che non porta da nessuna parte: Scarlett che mastica chewingum e sculetta prendendosi in giro, Julianne Moore che si mette a fare da coach spirituale suggerendo un porno danese degli anni '70, Gordon-Levitt bravo in una febbre del sabato sera da dimenticare la domenica mattina. Serviva? No. Al massimo - appunto - ad un rilassato sabato sera ed al curriculum. Missionario incompiuto. 

USCITA CINEMA: 28/11/2013
GENERE: Commedia
REGIA: Joseph Gordon-Levitt
SCENEGGIATURA: Joseph Gordon-Levitt
ATTORI: Joseph Gordon-Levitt, Scarlett Johansson, Julianne Moore, Tony Danza, Brie Larson, Rob Brown, Lindsey Broad, Italia Ricci, Amanda Perez, Avery Sloane
FOTOGRAFIA: Thomas Kloss
MONTAGGIO: Lauren Zuckerman
MUSICHE: Nathan Johnson
PRODUZIONE: Modern VideoFilm, Ram Bergman Productions, Voltage Pictures
DISTRIBUZIONE: Good Films
PAESE: USA 2013
DURATA: 90 Min
FORMATO: Colore

 

Antonio Maiorino
Critico cinematografico e d'arte - on 
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Scritto da Antonio Maiorino

Giornalista di InfoOggi

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