Domenica delle Palme
Chiesa e Società Calabria

Domenica delle Palme

venerdì 27 marzo, 2015

 Vangelo della domenica delle Palme
Quelli che passavano di là lo insultavano, scuotendo il capo e dicendo: «Ehi, tu che distruggi il tempio e lo ricostruisci in tre giorni, salva te stesso scendendo dalla croce!». Così anche i capi dei sacerdoti, con gli scribi, fra loro si facevano beffe di lui e dicevano: «Ha salvato altri e non può salvare se stesso! Il Cristo, il re d’Israele, scenda ora dalla croce, perché vediamo e crediamo!». E anche quelli che erano stati crocifissi con lui lo insultavano. Quando fu mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio. Alle tre, Gesù gridò a gran voce: «Eloì, Eloì, lemà sabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: «Ecco, chiama Elia!». Uno corse a inzuppare di aceto una spugna, la fissò su una canna e gli dava da bere, dicendo: «Aspettate, vediamo se viene Elia a farlo scendere». Ma Gesù, dando un forte grido, spirò. [MORE]

Breve spunto di riflessione
Viviamo in una società ammalata di efficientismo, godimento, divertimento, vacanze esotiche, ogni abbondanza. Questa malattia dello spirito viene curata con droga, alcool, fumo, alta immoralità, il cui costo è altissimo. Solo con i costi per soddisfare questa malattia delle società evoluta si potrebbe risolvere il problema della fame e delle malattie nel mondo. Vivremmo noi in buona salute spirituale e fisica. Daremmo ai poveri della terra una speranza nuova. Anche per loro c’è vita e benessere. Ma questo è impossibile che avvenga a motivo dell’egoismo dell’uomo. Per egoismo l’uomo si uccide e uccide per ignavia, per assenza di carità. Per amore invece risusciterebbe se stesso e moltissimi altri suoi fratelli.


Quando poi questa malattia finisce e la persona è priva anche di quel poco di autonomia, ecco allora che scoppiano le grandi crisi. Ci si accorge che l’uomo non sa soffrire, non accetta il limite, insorge, si lamenta, non sa vivere la povertà, i suoi vizi hanno modificato geneticamente la sua stessa natura. La società efficientista non sopporta quanti non sono più efficienti e li relega in luoghi di segregazione, ottimi sotto ogni punto di vista, privi però di quella essenza che è proprio dell’uomo e che consiste nella coabitazione tra malati e sani, morti e vivi, poveri e ricchi, buoni e cattivi, santi e peccatori. È come se il mondo della non efficienza, che diviene un peso, si volesse abolire e togliere dalla stessa vista.
Gesù invece è l’uomo che sa soffrire, sa assumersi tutta la sofferenza del mondo, sa stare sulla croce. Dalla croce sa anche amare, perdonare, donare, offrire. Sarebbe sufficiente che noi cristiani imparassimo da Lui a stare sulla croce delle nostre miserie spirituali e materiali, per dare al mondo una speranza nuova. La croce non è il male da respingere, è il sommo bene da acquisire. Non è la disperazione da togliere, è la grande speranza da accogliere.

All’uomo di oggi una cosa sola manca: saper vivere la sua passione. Questa scienza solo il Crocifisso la può insegnare. La insegna a chi vuole frequentare la sua scuola. Un solo incontro non è però sufficiente. Occorre tenere lo sguardo fisso sempre su di Lui. Ma questo non è più possibile, oggi, tempo in cui si ha paura di Lui e non lo si vuole tenere esposto neanche nei luoghi pubblici dove l’uomo impara, soffre, vive, lavora. Una società senza Crocifisso è condannata alla disperazione. Passato il momento dell’efficientismo, viene il tempo dell’inefficienza, non salute, non ricchezza, non vita. Solo Lui può darci speranza.

Gesù è nel deserto, ha fame. Satana gli si accosta e gli suggerisce di scendere dalla croce della fame. Avere fame non è degno di uno che è anche Figlio di Dio. Gesù non scende da quella croce. Lui è venuto anche per portare la fame dell’umanità nel suo corpo. Se lui fosse sceso, non avrebbe potuto più essere nostro Maestro. Non avrebbe potuto più proclamare: “Beati voi, poveri, perché vostro è il regno di Dio. Beati voi, che ora avete fame, perché sarete saziati. Beati voi, che ora piangete, perché riderete” (Lc 6,20-21).
Gesù è nella Città Santa, predica il regno di Dio. Sono pochi coloro che si convertono. Il successo è minimo. Satana gli si fa vicino e gli dice: “Scendi dalla croce della Parola. Questa non produce successo. Datti ai miracoli, compi opere portentose, gettati dal sommo del pinnacolo, fa’ segni strepitosi. Vedrai che i tuoi seguaci saranno molti”. Ma Gesù è venuto solo per dare la Parola del Padre. Non scese dalla croce dell’insuccesso. Rimase saldamente inchiodato alla Parola. Il suo successo era quello di sfidare Satana, strappare dalle sue tentazioni la sua anima, il suo spirito, il suo corpo e portare se stesso nella gloria del Padre.


Gesù vede che tutti i regni di questo mondo non sono suoi. È Lui il loro Re, il Re costituito dal Padre. Il mondo si è allontanato da Lui. Lo ha ripudiato. Ha operato un divorzio insanabile. Satana gli offre la soluzione. “Io ti dono ciò che è tuo a condizione che tu mi doni ciò che è mio: la tua anima e il tuo spirito. Tu mi vendi te stesso e tutti i regni del mondo saranno nelle tue mani”. Neanche questa volta Gesù scende dalla croce della fedeltà al Padre. La sua regalità non è nella quantità. Anche senza sudditi, Lui è sempre il Re che il Padre ha costituito sulla sua creazione. Gesù è disposto a rimanere solo con il Padre, pur di non rinnegare il Padre.
Il Figlio del Padre, facendosi uomo, ha assunto tutto il peccato del mondo con tutte le sue conseguenze: fame, dolore, sofferenza, insuccesso, persecuzione, ostilità. Ogni croce fisica e spirituale Lui l’ha posta sulle sue spalle. Ora è inchiodato su una croce di legno, ferrato con essa, sigillato sul duro legno. Satana viene e gli chiede per bocca di sacerdoti e scribi: “Se vuoi che noi crediamo in te, scendi sulla croce. Torna ad essere Dio. Da uomo non ci servi. Tu ci servi da Dio. Noi Dio vogliamo vedere, non un uomo crocifisso. La croce è per quelli che noi riteniamo inferiori agli uomini. I veri uomini aborriscono ogni croce”. Gesù non ascolta questa loro tentazione. Lui potrebbe anche non sapere che i veri uomini non stanno in croce. Sa però che il vero Dio sta in croce per la salvezza di tutti i falsi dèi che sono nel mondo. E ogni uomo è stato fatto da Satana un falso Dio. Lui deve stare in croce per insegnare ad ogni uomo che vi è solo la croce per divenire veri uomini. Chi non sta in croce non è un vero uomo. È un falso dio.


Eva è nel giardino dell’Eden, luogo di delizie. Le si accosta Satana e le dice: “Perché devi stare sulla croce della tua dipendenza da Dio? A che ti serve questa croce di obbedienza? Scendi da questa croce stupida e insensata che ti fa non vera donna. Diventa come Lui: libera, autonoma, senza legami”. Eva ha ascoltato e divenne madre di morte. Oggi Satana vede l’uomo che è nella sofferenza, nel dolore, nella fame, nella schiavitù, sulla croce. Il matrimonio è croce, il figlio è croce, la moglie è croce, il marito è croce, il lavoro è croce, la povertà è croce, la malattia è croce, la fame è croce, la solitudine è croce. Cosa gli sta suggendo? Liberati da tutte queste croci. Essi ti fanno non uomo. Il vero uomo deve divorziare, abortire, non avere figli, deve essere ladro, disonesto, arrogante, prepotente, omicida, delinquente, immorale, incestuoso, stupratore, mercante di uomini, un guerrafondaio, un ribelle, un terrorista. Anche Gesù vede l’uomo che è sulla croce e cosa gli dice: “Amico, dammi la tua croce. Voglio condividerla con te. Voglio portarla al posto tuo. Voglio farla tutta mia. Così tu avrai un poco di respiro”. Ecco chi è il vero uomo ed ecco perché Gesù non può discendere dalla croce: “Non è sua la croce. È nostra. Lui l’ha presa per amore al posto nostro. La porta per insegnare ad ogni suo discepolo che è solo questa la vera umanità: volontà di prendere la croce del mondo sulle proprie spalle”. Chi vuole essere vero uomo sa ora cosa fare: condividere, portare la croce dell’altro.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, insegnateci a portare la croce degli altri.


Buona settimana santa a tutti. Che in questi giorni possiate fare esperienza del Signore perché la vostra vita sia avvolta dalla sua grazia e con Lui risorgere a nuova esistenza. Amen.


Don Francesco Cristofaro
www.donfrancescocristofaro.it


Autore
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