Domani la decisione di Bruxelles per inasprimento dazi su biodiesel argentino
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MILANO, 21 OTTOBRE 2013 - Per il nostro Paese è in arrivo l’ennesimo rischio caro benzina e penalizzazione per le pmi che operano nella produzione di biodiesel. Quella che, infatti, sembra una vicenda targata Argentina, Indonesia e Unione europea, potrebbe avere dure conseguenze su consumatori e imprenditori italiani.
È prevista per domani la decisione dell’esecutivo europeo di inasprire ulteriormente o meno i dazi doganali sui biocarburanti importati in Europa dall’Argentina ed Indonesia, con l’obiettivo di proteggere l’industria europea dal presunto dumping straniero. L’EBB, European Biodiesel Board, nel luglio del 2012, ha infatti chiesto alla Commissione Europea di intervenire sulle importazioni argentine ed indonesiane per questo tipo di prodotto, perché considerato venduto sottocosto con danni per l’industria europea.
Se l’esecutivo europeo si pronunciasse a favore delle richieste dell’EBB, a partire dalla pubblicazione della misura si introdurrebbe sull’import di biodiesel argentino una nuova tariffa - per i prossimi 5 anni - tra il 22 e il 25 per cento, a cui si aggiungerebbe, dal 1 gennaio 2014, un 6,5% in più in seguito all’esclusione dell’Argentina dal programma di scambi preferenziale con l’UE. La misura anti dumping non otterrebbe, così, più l’obiettivo di riequilibrare la situazione, ma, imponendo una tassazione di circa il 30%, determinerebbe l’inevitabile uscita dell’argentina dal mercato europeo.
Per l’Italia, in qualità di importatore netto di biodiesel, (come Spagna, Danimarca, Svezia, Uk, Olanda, Polonia), questo significherebbe un incremento dei prezzi nel mercato europeo e di conseguenza un aumento del prezzo alla pompa, così come già si é verificato in seguito alle misure provvisiorie del 10%. Anche le compagnie petrolifere confermano le alte probabilità di un aumento dei costi del diesel alla pompa.
L’Italia, secondo dati Eurostat 2012, già nel primo semestre del 2012 ha registrato una leggera contrazione rispetto allo stesso periodo del 2011, importando 200.000 tonnellate di biodiesel. Questa contrazione comporterà minori livelli di affari non solo per gli operatori del settore biodiesel, ma anche per i settori correlati all’industria, come ad esempio le attività portuali.
A questo si aggiunge il rischio di una riduzione di margini importante, per quei produttori italiani che si avvalgono del biodiesel argentino nei loro processi produttivi. Dopo l’introduzione del dazio antidumping, il loro destino sarebbe quello di dipendere dai grandi produttori europei del nord europa che potranno imporre i loro i prezzi e determinarne la conseguente uscita dal mercato.
Roberto Bruni, rappresentante CARBIO, Camera di Commercio Argentina Produttori Biodiesel a Bruxelles “L’antidumping non è una soluzione alle difficoltà del mercato europeo. Innanzitutto perché l’Argentina, che rappresenta il 10-12% del consumo totale di biodiesel in Europa, sarebbe sostituita dagli altri competitors, come Brasile, Paraguay, Canada e US (nel luglio 2014 finisce l’antidumping degli usa)” - ma soprattutto continua Bruni - “si deve tenere conto che gli operatori europei non sono integrati verticalmente – o sono localizzati vicino ai porti, o vicino alle piantagioni di colza. Il Governo italiano dovrebbe occuparsi delle conseguenze che queste misure avranno sull’economia del nostro Paese e tenere conto di come, invece, i produttori francesi e tedeschi hanno, insieme alla Spagna, difeso i propri interessi economici spingendo per l’introduzione dei dazi. In particolare la Germania, il più grande produttore di biodiesel europeo, insieme ad altri ha ricevuto e continua a ricevere robusti sussidi (PAC) e benefici fiscali”.– conclude Bruni – “Ancora una volta sembrano prevalere sui piccoli consumatori e sull’industria in generale gli interessi delle lobbies e dei poteri forti”. [MORE]
(Notizia segnalata da MNPRESS Ufficio stampa)