Disastro Ilva: 47 rinvii a giudizio. Per Vendola, "ferita insopportabile"
Cronaca Puglia

Disastro Ilva: 47 rinvii a giudizio. Per Vendola, "ferita insopportabile"

giovedì 23 luglio, 2015

TARANTO, 23 LUGLIO 2015 – Nell’ambito dell’inchiesta “Ambiente Svenduto”, sul presunto disastro ambientale e sanitario provocato dall’Ilva di Taranto, il giudice per le udienze preliminari (GUP) del tribunale di Taranto Vilma Gilli ha rinviato a giudizio 44 persone fisiche e 3 società (Ilva Spa, Riva Fire e Riva Forni Elettrici), mentre, per altri due imputati (don Marco Gerardo e Roberto Primerano, l'ex consulente della Procura ionica) è arrivata la condanna con rito abbreviato. [MORE]

Tra gli imputati che hanno preferito procedere con il rito ordinario, figurano l’ex presidente della Regione Puglia Nichi Vendola, i fratelli Fabio e Nicola Riva, il sindaco di Taranto Ezio Stefàno, l’ex presidente dell’Ilva Bruno Ferrante, il direttore dell’Arpa Puglia Giorgio Assennato e gli ex direttori dello stabilimento di Taranto, rispettivamente, Luigi Capogrosso e Adolfo Buffo - il processo inizierà il prossimo 20 ottobre davanti alla Corte d'assise di Taranto.

Quanto al leader di Sel Vendola, la concussione aggravata è contestata in concorso con Girolamo Archinà (ex responsabile per i rapporti istituzionali dell’Ilva), Fabio Riva (ex vicepresidente di Riva fire), Luigi Caporosso (ex direttore dello stabilimento siderurgico tarantino) e Francesco Perli (avvocato dell’Ilva).
In particolare, per gli inquirenti, l’ex governatore pugliese, in relazione a fatti datati fra il 22 giugno 2010 e il 28 marzo 2011, avrebbe esercitato pressioni su Giorgio Assennato (direttore di Arpa Puglia, a sua volta “rinviato” per favoreggiamento personale), al fine di addolcirne la posizione nei riguardi dell’Ilva, consentendo così alla fabbrica di continuare con la produzione senza ridurre le emissioni nocive.

Il commento dell'ex governatore della Regione Puglia Nichi Vendola - «Sarei insincero se dicessi, come si usa fare in queste circostanze, che sono sereno. Sento come insopportabile la ferita che mi viene inferta da un’accusa che cancella la verità storica dei fatti: quella verità è scritta in migliaia di atti, di documenti, di fatti», con queste parole inizia il messaggio postato su Facebook dallo stesso Vendola.
«Io ho rappresentato - si legge ancora - la prima e l’unica classe dirigente che ha sfidato l’onnipotenza dell’Ilva e che ha prodotto leggi regionali all’avanguardia per il contrasto dell’inquinamento ambientale a Taranto. Io ho rappresentato, in un territorio colonizzato dai Riva, la politica che non ha preso soldi e non si è piegata. Io ho rappresentato la prima e unica istituzione che ha posto sotto monitoraggio i camini del grande siderurgico e che, con la produzione dei dati dell’inquinamento, ha consentito alla magistratura di procedere nei confronti dell’Ilva: la quale ha inquinato anche nei cinquant’anni precedenti al mio governo, senza che alcuna autorità se ne occupasse. L’unica mia colpa è di aver cercato di costruire un doveroso equilibrio tra diritto alla salute e diritto al lavoro, ma non credo che questo sia un reato. Mi aspettavo che l’inconsistenza del teorema accusatorio producesse il mio proscioglimento già a conclusione dell’udienza preliminare. Per chi come me crede nei valori della giustizia e della legalità oggi è un giorno di delusione e di amarezza. Ma vado a processo con la coscienza pulita di chi sa di aver sempre operato per il bene comune. Come sempre mi difenderò nel processo e non dal processo».


Domenico Carelli

(Foto: attualita.tuttogratis.it)


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