Direzione Pd: le primarie ci saranno il 30 aprile. Entro il 6 marzo le candidature
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Direzione Pd: le primarie ci saranno il 30 aprile. Entro il 6 marzo le candidature

sabato 25 febbraio, 2017

ROMA, 25 FEBBRAIO - La Direzione del Partito Democratico ha deciso: le Primarie ci saranno e si terranno domenica 30 aprile. È stata, dunque, accolta la proposta della commissione per il congresso del partito, che ha suggerito anche la data del plausibile ballottaggio o dell’Assemblea nazionale per la proclamazione del nuovo leader, qualora bastasse solo un turno di votazioni. 104 voti a favore, 3 contrari, 2 astenuti. Questo il bilancio definitivo. Ecco la lista complessiva delle date utili per il momento congressuale del Pd.

- 6 marzo, ore 18.00: presentazione delle candidature a segretario nazionale;
- Dal 20 marzo al 2 aprile: riunioni di circolo;
- 5 aprile: convenzioni provinciali;
- 9 aprile: convenzione nazionale;
- 10 aprile: presentazione liste delle Primarie;
- 30 aprile, dalle 8.00 alle 20.00: Primarie nazionali.

Come avvenuto nell’anno della consacrazione di Matteo Renzi, il 2013, il 30 aprile potranno votare "quanti si dichiareranno, all'atto della partecipazione alle primarie, elettori del Pd e potranno esercitare il diritto di voto versando 2 euro".

Lorenzo Guerini, attuale vicesegretario del Pd, ha sintetizzato il risultato della giornata e risposto a chi aveva lanciato polemiche sulla eccessiva prossimità del Congresso, affermando: "Siamo partiti dal regolamento utilizzato nel congresso del 2013. Abbiamo tenuto quella struttura intervenendo su cose specifiche. Abbiamo ritenuto di fissare una data certa sull'elettorato attivo. Abbiamo stabilito che la platea congressuale di riferimento fosse quella definita dal tesseramento 2016, prorogata al 28 febbraio, dando così un elemento di trasparenza. Dal giorno dell'approvazione del regolamento alle primarie ci sono 66 giorni, nel 2013 erano 71 giorni. Siamo in linea con i tempi utilizzati nel 2013".

L’ex sindaco di Torino, Piero Fassino, si è mostrato soddisfatto della giornata e si è espresso anche sul destino dell’esecutivo guidato da Gentiloni, che potrebbe subire direttamente degli effetti dalle lotte intestine del Pd, e ha dichiarato: "Con la scelta del 30 aprile, si è chiuso definitivamente il dibattito sul voto politico a giugno. Siccome le procedure per attivare il voto sono almeno 45 giorni, io non ritengo possibile che si verifichi una crisi di governo mentre noi stiamo facendo il congresso. Non c'è nesso tra tempo e svolgimento del congresso e vita del governo Gentiloni".

Il vicepresidente della Camera, il pentastellato Luigi di Maio, ha commentato in diretta su Twitter la scelta dei tempi determinati dalla Direzione e, di conseguenza, la possibilità che non ci siano elezioni prima dell’autunno 2017. "Il Pd ha appena annunciato le #primarieperlapensione il 30 aprile impedendo il voto a giugno per arrivare almeno a settembre. Miserabili!", sono state le sue parole.

Non si è fatta attendere la replica di Matteo Orfini, ancora affidata ai social network:”Dai Luigi, lo so che è dura vivere in un partito in cui i leader li sceglie una srl invece di milioni di persone, ma non prenderla così male".

Sulla stessa linea il deputato renziano Ernesto Carbone, che ha scritto: "Di Maio attacca le primarie? Si vergogni. Ha il coraggio di parlare proprio lui, che è stato nominato in Parlamento col porcellum grazie a 189 clic sul blog di Grillo? Lui, che nel 2010 si è candidato a consigliere comunale e ha preso 59 preferenze?”.

Il clima nell’arena politica italiana sembra, una volta tanto, già molto incandescente in vista dei prossimi mesi, che saranno segnati non solo dalla resa dei conti interna del centrosinistra – ricordando che i tre principali protagonisti del Congresso saranno Renzi, Emiliano e Orlando - ma anche dall’inizio definitivo della campagna elettorale per le prossime Politiche. Sarà interessante, soprattutto, capire se il centrodestra sarà capace di darsi una scossa unitaria o se sarà, invece, tentato dall’assetto proporzionalista tornato in auge dopo la sentenza della Consulta sulla legge elettorale, lasciando al M5S il ruolo di unica lista politica solida e forte nella prossima tornata.[MORE]

Carlo Giontella

Immagine da Urbanpost.it
 


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