Di Maio va da Meloni a chiedere il suo sostegno, ma lei svela un segreto
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ROMA, 12 MAGGIO 2018 - Giorgia Meloni ha rivelato di aver ricevuto da Luigi Di Maio la richiesta di appoggiare la sua candidatura a premier oppure quella di un candidato a 5stelle in cambio dell’ingresso di alcuni esponenti di FdI nel prossimo governo. Non si era detto che con l’avvento dei partiti populisti al governo si stava entrando nella terza repubblica? Quello proposto dal leader del Movimento 5 stelle pare proprio essere una delle pratiche più gettonate della prima repubblica.[MORE]
La risposta di FdI è stata: “il partito non potrebbe mai far parte di un governo a guida grillina” e che ogni decisione riguardo alla premiership deve essere “rispettosa degli italiani che ci hanno votato. La risposta che ho ricevuto - racconta ancora Meloni - è che in questo caso lui avrebbe posto un veto sulla nostra presenza perché saremmo una forza 'troppo di destra'. Non so come si ponga Matteo Salvini rispetto a una posizione di questo tipo, ma sono contenta di aver contribuito a fare chiarezza”.
La versione di Luigi Di Maio è la seguente: "Siccome si stava parlando di un ingresso nel governo di FdI ho voluto spiegarle perché è solo un contratto di governo M5s-Lega. L'ho incontrata per cortesia - aveva detto ancora Di Maio - volevo spiegarle”.
Chiaramente, le due dichiarazioni non coincidono, ma anche questa è una pratica comunemente nota.
Per quanto riguarda la scelta del nome neutrale ai due partiti vincitori delle elezioni non c’è ancora una chiara via da percorrere, tutte le ipotesi sono ancora sul tavolo. Chissà che la notizia della candidabilità di Silvio Berlusconi non cambi gli equilibri ancora una volta, del resto si è visto nei giorni scorsi quanto conti il Cavaliere nelle trattative di palazzo.
La posizione dei 5 Stelle rimane ben chiara, rivendicando la premiership per Di Maio in cambio del ministero dell'Economia, del Viminale e del sottosegretario alla presidenza del Consiglio. A questa soluzione la Lega risponde rivendicando Palazzo Chigi per Salvini o per il suo vice Giancarlo Giorgetti.
Per i leghisti, la soluzione è da ricercare nella presidenza del consiglio affidata a una figura terza, mentre Salvini e Di Maio al governo in posizioni speculari, all'Interno e agli Esteri. In via Bellerio i nomi che si fanno per i ministeri sono quello di Giulia Bongiorno o Nicola Molteni alla Giustizia, Lorenzo Fontana alla Difesa, Giancarlo Giorgetti sottosegretario alla Presidenza del Consiglio o ministro dell'Economia, Alberto Bagnai all'Istruzione.
La trattativa procede in queste ore e pare che la convergenza sia molto ampia. I temi su cui maggiormente si crea attrito sono questione Ilva ed emergenza migratoria, per cui, sull’ultimo punto, le due parti convergono sulla necessità di migliorare la gestione dei migranti e di contenere gli sbarchi – ad oggi giù del 78% rispetto allo scorso anno -, ma non condividono le soluzioni, per esempio la Lega propone la riapertura dei Cie, mentre i 5stelle sono contrari.
Sul fronte economico l’accordo c’è anche sull'introduzione di una flat tax al 15%, come dal programma della Lega, più una aliquota al 20% sopra gli 80 mila euro, come clausola di salvaguardia, a partire dal 2019.
Sulle pensioni, la trattativa dovrebbe riguardare le modalità per avviare la reintroduzione delle pensioni di anzianità (sì al pensionamento per i lavoratori che hanno più di 40 anni di contributi alle spalle, a prescindere dall'età anagrafica). È in discussione perciò la c.d. “quota 100” (sì alla pensione quando la somma di età anagrafica ed età contributiva fa 100) e la c.d. “quota 41” (sì alla pensione quando l'anzianità contributiva arriva a 41 anni).
Nei programmi durante il periodo elettorale i due partiti aveva pprevisto un sostegno per le famiglie, uno – il M5s – parlava di reddito di cittadinanza a 1.560 euro al mese per una famiglia di 3 persone, 1.950 per un nucleo di 4; il secondo – la Lega – introduceva il reddito di avviamento al lavoro con 750 euro al mese per i disoccupati erogato per tre anni sotto forma di prestito a tasso zero. Al momento è necessario raggiungere una soluzione di compromesso: circa 800 euro mensili di sostegno alle famiglie in difficoltà, riconosciuti solo a chi si impegna seriamente nella ricerca di un impiego
Le trattative sul programma vanno avanti per i motivi di sintonia che abbiamo visto, ma sono diversi i parlamentari della Lega a cui non è piaciuta l’idea di Casaleggio di voler sottoporre all'approvazione del voto on line il contratto di governo. "I grillini non hanno cultura politica, non hanno il senso delle istituzioni", commentano alcuni deputati.
Fonte immagine l'espresso
Claudia Cavaliere