Del Piero, la classe è eterna: foto col Vesuvio nel giorno dei cori contro Napoli
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NAPOLI, 25 MAGGIO 2015 - Non è un tifoso juventino che vi scrive, non è importante la fede sportiva quanto lo è l'obiettività dinanzi a certi episodi. Essere un giovane appassionato di calcio è come essere consapevole di ammirare qualcosa affidato ormai solo ai libri di storia: non è nostalgia, perchè quei tempi non l'hai mai vissuti, ma ammirazione profonda. Ammirazione per un calcio che fu, povero di soldi ma intenso di emozioni. Un calcio a portata di uomo e non a portata di euro, come quello attuale, figlio di un'epoca in cui ogni cosa ha un prezzo, anche i valori.
[MORE]Così ci si lancia alla ricerca disperata di esempi positivi, eventi occasionali che vanno oltre la banalità e la preoccupante abitudine, o meglio alla rassegnazione, ad un mondo del pallone periodicamente sconvolto da scandali, dopato per la massimizzazione dei profitti. E misero di Campioni, quelli che meritano la C maiuscola, rare bandiere-icona dei valori sportivi non solo di una squadra. Non cancelleranno la stima per il Campione i colori, le appartenenze, il tifo e le antipatie, logiche e naturali se circoscritte al mondo dello sport vissuto nel solco dei valori che, il Campione (quello vero) traduce in gesta tecniche e, soprattutto, comportamentali. Il Campione dispensa lezioni che valgono oltre le magie con cui incanta il pubblico, il terreno verde diventa un teatro in cui il copione si arrichisce di una trama variegata, che sarebbe tanto scarna se si limitasse alla semplice invenzione da tutti in piedi sul divano: la poetica sensibile della correttezza, il romanzato racconto delle lezioni di sportività e l'esaltante abnegazione nello spirito di sacrificio. Il Campione è colui che restituisce al tifo l'orgoglio d'esser tifoso nei momenti bui: quando i risultati sportivi mancano, ti rifugi nella grandezza del tuo Campione e la ostenti come una vittoria. È questa la differenza fra il Campione ed il fuoriclasse di passaggio. Campione consapevole di ergersi ad esempio per tutte le curve, per tutti i tifosi, per chi respira il profumo degli alti valori sportivi e non l'odore malsano delle nefandezze legate al mondo, attuale soprattutto, del pallone. E dalle quali non è esente neppure l'universo-tifo, da sempre anima del calcio. È giusto, quindi, porgere attenzione verso quei gesti, che possono apparire banali ma che banali, nel nostro di contesto, non possono essere considerati.
Alessandro Del Piero risponde all'identikit del Campione esaltato sopra, lo sa e ne è consapevole: quella foto che lo ritrae in quel di Napoli, con allo sfondo il simbolo della napoletanità, il Vesuvio, ne è la dimostrazione. Ale ha dribblato splendidamente i 90 minuti di cori dei tifosi juventini contro Napoli ed i napoletani dello Stadium, nel match di sabato pomeriggio, ed ha fatto l'ennesimo gol d'antologia del calcio, la rete del numero 10 contro il disprezzo verso i partenopei. Perchè anche di queste dimostrazioni di rispetto neccessitano Napoli ed il calcio, altrimenti si corre il rischio che Respect rimanga una parola vuota sui cartelloni dell'UEFA. La discriminazione territoriale è una sfumatura del tifo decisamente antipatica che cela le differenze culturali, è la cartina al tornasole di un paese che non è ancora nazione, che deve crescere anche in questo. Ale ha messo a segno un gol fantastico, basta spulciare nei commenti alla foto, pubblicata su Instagram, per capire quanto il gesto sia stato apprezzato: unanime il riconoscimento della signorilità dell'ex capitano juventino, parole profonde di ammirazione dai tifosi napoletani, soprattutto.
La standing ovation, anche stavolta, Alex la merita tutta. Con un nostro pizzico di nostalgia, Del Piero ha smesso d'esser attore sui palcoscenici degli stadi più importanti d'Europa, ma l'uomo non ha mai smesso di essere un Campione.
Salvatore Remorgida