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ROMA, 13 NOVEMBRE 2011 – Ci si può considerare giovani a più di 40 anni? Evidentemente Pau, Drigo, Mac, Franky e Cristiano ne sono convinti. La musica di Dannato Vivere, ottavo disco di inediti dei Negrita, è musica giovane scritta per i giovani. Poco importa l’età anagrafica, l’importante per questa rock band è vivere “a rotta di collo”. [MORE]
Dannato Vivere è un disco ottimo per far ballare gli studenti in piazza durante una manifestazione. Tutto sembra puntare verso quel target: le influenze esterofile, i continui riferimenti all’alcohol, la grande carica rock e i testi a metà fra il sovversivo e l’impegno sociale sembrano parlare direttamente ai giovani indignati del nostro paese. Se si tratta di una manovra puramente commerciale oppure di sincera manifestazione artistica non è importante, l’entusiasmo giovanile dei Negrita permea tutte le 13 tracce del disco conferendo al disco un dinamismo raro.
Dal disco trapela una necessità di spingersi oltre i limiti della musica rock italiana. La band di Arezzo è abituata a guardarsi intorno: Londra, USA e Sudamerica convivono nel loro sound in un mix cosmopolita di culture musicali sin dai loro primi successi. A fare le spese di questa contaminazione è l’immediatezza e la grinta tipica del rock. Le chitarre di Dannato Vivere non sono presenti e aggressive come quelle dei cugini Negramaro o di “papà Ligabue” e non si avvicinano neanche a quelle di “zio Vasco”. Nella maggior parte delle tracce del disco, Drigo (Enrico Salvi: chitarra e voce) e Mac (Cesare Petricich: chitarra) giocano di fino senza mai riempire più del dovuto lasciando così libera di esprimersi la sezione ritmica composta dal dinamico duo Franky (Francesco Li Causi: basso) e Cristiano Dalla Pellegrina (batteria). Non mancano tuttavia le aperture alle influenze punk londinesi (anche se filtrate attraverso la cultura ska) e gli assoli hard rock, anche se rivestono un ruolo secondario nell’economia del disco.
Alcuni brani centrano il bersaglio: i singoli Fuori Controllo e Brucerò per te, l’opener Junkie Beat, la title track Dannato Vivere e la solare Bonjour da soli valgono l’acquisto del disco e rappresentano tutti i colori espressi nel disco. Il resto dell’album purtroppo procede piatto senza aggiungere nulla a quanto già detto. Particolarmente fastidioso risulta poi il testo di Per le Vie del Borgo, un brano che porta al ridicolo lo stereotipo del vero rocker (cito testualmente «Io sono un rocker purosangue, parlano i testicoli [...] amico sparami che ho fretta») senza avere neanche la scusa di esprimere un concetto.
Dannato Vivere tutto sommato è un buon disco, anche se non stravolge certo l’idea che ci siamo fatti dei Negrita nell’arco di questi primi anni del XXI secolo. Ma a quanto pare al giorno d’oggi stupire il proprio pubblico non è per niente “da giovani”.
Personalmente avrei gradito un ritorno alle sonorità degli anni ‘90
Andrea Portieri