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11 FEBBRAIO 2016 - Il Parlamento sul ddl Cirinnà, mi auguro, non si discosti dal dettame del Libro della Sapienza, tutto proteso a portare alla somma, saggezza, verità, giustizia, ogni cosa che ci è stata affidata, senza deturparne il significato costitutivo. Con un po' di buona volontà si potrà approvare una legge che consenta, a chi per libera scelta decida di formare una unione diversa dalla famiglia naturale, il riconoscimento di quei diritti individuali, necessari a scongiurare ogni forma di discriminazione sociale corrente. Nello stesso tempo sarà “cosa buona e giusta” evitare di mettere in discussione il ruolo della famiglia, quale cellula vitale e insostituibile per l’equilibrio e l’armonia della società nel suo insieme. Una famiglia non di carta, come si legge nel recente libro, Tau editrice, di Don Giuseppe Comi ( La Famiglia: verità di carta o verità di vita? ), ma una famiglia così come voluta da Dio. Vera garanzia, per il progresso di tutti gli uomini credenti e non, progressisti o conservatori. [MORE]
Minare la natura della famiglia è un atto in profondità sbagliato, che tende a rafforzare la continua immersione dell’uomo nel mare non certo limpido del relativismo attuale. La Dottrina Sociale della Chiesa, punto di riferimento per il mondo cattolico, indica la famiglia come prima e unica società naturale. Al punto 211 si legge: “Illuminata dalla luce del messaggio biblico, la Chiesa considera la famiglia come la prima società naturale, titolare dei diritti propri e originari e la pone al centro della vita sociale”. Considerare qualsiasi forma di unione civile, omo o eterosessuale, alla stregua della famiglia naturale, come tra l’altro è sancito dalla Costituzione Italiana, all’art. 29 ( La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio ), significa da una parte colpire al cuore l’equilibrio sociale del Paese; dall’altra sostituirsi alla volontà eterna di Dio, aprendo la strada a false attese umane.
La partita in Parlamento non è quindi solo politica, ma va oltre, perché si presta a snaturare il disegno di Dio e impone, specie con l’apertura alle adozioni a coppie dello stesso sesso, strade pericolose. All’orizzonte conseguenze reali che, nel prossimo futuro, potrebbero aprire ad una stagione sociale ambigua, annullando di fatto, tramite l’uso del laboratorio, l’impegno stabile e disponibile alla procreazione, vissuto dal rapporto d’amore tra un uomo e una donna unitisi in matrimonio. I figli, ha affermato il cardinale Bagnasco, non sono un diritto per nessuno. Viviamo tra l’altro un momento delicato per la famiglia che già vive per responsabilità diretta di noi credenti un tempo di malessere diffuso. Nella prefazione del libro citato in apertura, curata dal teologo Mons. Costantino Di Bruno, si parla in proposito della ormai concreta possibilità di legare la famiglia ad una verità di carta, stralciando la sua diretta provenienza da una verità di vita.
Già da tempo, scrive il teologo, causa la fede opacizzata di tanti cristiani, ogni azione umana si predispone a perdere il suo sigillo originale. “Se il cristiano è di carta, anche la famiglia non può essere che di carta”. Si cura magari all’inverosimile la parte burocratica, le così dette carte matrimoniali, ma si omette spesso di prepararsi al senso alto che un’unione consacrata rappresenti per la propria esistenza e per la collettività che la riceve. Prosegue il sacerdote: “Infatti le carte sono perfette, nulla manca. I registri attestano che tutto è stato fatto secondo le regole della carta. Poi è il fallimento, lo sfacelo, il divorzio, l’adulterio, la frantumazione del progetto di Dio”.
Riconoscere i diritti negati, non può e non deve significare lo smantellamento di ciò che, al di là di ogni pur vera considerazione religiosa, è nella natura delle cose. Ognuno sa che se il terreno della vita diventa sabbioso, tutto quello che si costruirà sopra sarà spazzato via dal vento e dalle tempeste.
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Egidio Chiarella