Da appalti a fondi Ue, la risposta al Covid del Dipe
Economia Lazio Roma

Da appalti a fondi Ue, la risposta al Covid del Dipe

domenica 19 aprile, 2020

Da appalti a fondi Ue, la risposta al Covid del Dipe. Documento dipartimento P. Chigi, domanda aggregata va sostenuta 

ROMA, 19 APR - "L'Italia e la risposta al Covid-19''. E' questo il titolo del documento redatto, per il mese di aprile, dal Dipartimento di Politica Economica (Dipe) di Palazzo Chigi per la ripresa. 

Un documento di 150 pagine - le cui proposte non sono finora mai arrivate al tavolo del Consiglio dei ministri - che traccia una possibile road map soffermandosi su infrastrutture, semplificazione burocratica, sblocco degli investimenti. E prevedendo un rafforzamento del Comitato interministeriale per la programmazione economica (Cipe) nel ruolo di coordinatore della programmazione. Il Dipe rileva, innanzitutto, la "forte destabilizzazione" che l'emergenza ha portato ad autostrade e aeroporti e raccoglie una serie di proposte giunte da Aiscat e Assaeroporti. 

Per autostrade, ad esempio, il Dipe accoglie l'idea della sospensione del pagamento del canone di concessione pari al 2,4% dell'introito da pedaggio e del sovra-canone destinato all'Anas delimitandola alla fase emergenziale. Così come accoglie la proposte di sospendere o differire gli oneri fiscali per i gestori aeroportuali. 

Sul piano delle opere pubbliche e dell'attività amministrativa dei Comuni il Dipe ha due stelle polari: "la semplificazione e l'accelerazione degli investimenti; la crescita economica e lo sviluppo sostenibile delle comunità locali. Da qui una serie di misure per semplificare la selezione degli appalti e dare "maggiore flessibilità" alle amministrazioni aggiudicatrici. Un esempio? 

La semplificazione dell'individuazione delle opere prioritarie ai sensi del codice dei contratti, affidando al Cipe il via libera all'elenco delle opere aggiornato di volta in volta. Oppure il "potenziamento del ruolo di promotore di progetti infrastrutturali" che aumenta il perimetro di azioni di privati anche alla realizzazione di opere già inserite nella programmazione di un'amministrazione. 

O, ancora, il rafforzamento della rotazione delle imprese nell'aggiudicarsi un appalto. Il Dipe propone inoltre di estendere e integrare la legge Fraccaro del 27 dicembre 2019 sui fondi ai Comuni più piccoli con ulteriori 300 milioni per il 2020 e 400 milioni per gli anni 2021-2024. In chiave macroeconomica il documento ritiene "necessario" il sostegno alla domanda aggregata attraverso "due pilastri: compensare la variazione negativa di consumi e investimenti privati con spesa pubblica immediatamente liquida; spingere il rapporto i debito pubblico/Pil fino al 140-150%. 

I settori su cui intervenire con piani straordinari vanno dalla sanità alla scuola, dai trasporti alla mobilità sostenibile fino al settore ambientale, energetico e della tutela delle risorse naturali. Il documento prende anche in considerazione le risorse europee. Quelle del fondo Sure, innanzitutto, ma anche quelle dei Fondi strutturali (Fesr e Fse) sull'uso dei quali, ricorda il Dipe, Bruxelles permette maggiore flessibilità. Sull'uso dei Fondi di Sviluppo e Coesione il Dipe propone invece un riequilibrio nella ripartizione regionale modificando la norma che prevede l'80% delle risorse da destinare al Mezzogiorno e il 20% al Centro-Nord. 

E la road map prevede inoltre lo stop alla "quota 34", ovvero alla norma secondo cui il 34% degli stanziamenti in conto capitale delle Amministrazioni centrali va diretto al Sud. Su queste due ultime proposte, però, è già scattata la trincea dei parlamentari del Sud. Quindi deputati Pd chiedono infatti al governo di eliminarne mentre la deputata M5S Anna Bilotti ha presentato un'interrogazione al ministro per il Sud Giuseppe Provenzano, con un messaggio netto: "la fase due non deve essere a spese del Sud". 



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