Crotone, confermati 90 licenziamenti in Network Contacts: salta l’accordo con i sindacati


CROTONE – Si è concluso con un nulla di fatto il secondo incontro tra l’azienda Network Contacts e le sigle sindacali Scl Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil, riguardo ai 90 licenziamenti previsti per il sito di Crotone. L’azienda, attiva nel settore dei call center, ha ribadito la volontà di procedere con i tagli, avviando ufficialmente la procedura amministrativa.
La motivazione fornita è il crollo strutturale dei volumi di lavoro legati alla commessa di Poste Italiane, storico committente del sito crotonese. Nonostante i tentativi di mediazione, non è stato raggiunto alcun accordo in grado di salvaguardare l’occupazione.
Sindacati pronti alla mobilitazione: "Serve un intervento immediato"
Le organizzazioni sindacali hanno espresso profonda preoccupazione e si sono dette disponibili a valutare soluzioni non traumatiche per evitare i licenziamenti. Chiedono un confronto diretto con Poste Italiane, azienda partecipata dallo Stato, affinché diventi parte attiva nella vertenza.
“Non consentiremo a nessuno di nascondersi dietro la burocrazia – hanno dichiarato in una nota congiunta le segreterie nazionali e regionali –. Quando si parla di lavoro, tutte le parti devono assumersi la propria responsabilità. In gioco c’è il futuro di decine di famiglie”.
È prevista un’interpellanza parlamentare grazie al coinvolgimento della deputazione calabrese, mentre la Regione Calabria sarà chiamata a partecipare alla fase amministrativa della procedura di licenziamento.
Una vertenza che tocca il cuore della Calabria
Questa vicenda si inserisce in un contesto già critico per l’occupazione nel Sud Italia, e in particolare nella provincia di Crotone. Il rischio di una nuova emorragia occupazionale potrebbe avere ricadute sociali pesanti, in una realtà dove il lavoro stabile è sempre più raro.
Appello alle istituzioni: "Salvare tutti i posti di lavoro"
I sindacati rilanciano un appello urgente alle istituzioni locali e nazionali affinché si facciano garanti della tutela occupazionale. Per loro, “l’unico risultato accettabile è che non si perda neanche un posto di lavoro”.