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SALERNO, 1 NOVEMBRE 2014 - La crisi ancora una volta si fa sentire, sopratutto in Campania dove 23 famiglie su 100 risultano vivere in condizione di povertà.
Crisi in Campania: cresce il numero dei poveri
E' questo il quadro della situazione che viene fuori dall' indagine condotta dal Centro Studi ANCE Salerno sulla base delle rilevazioni contenute nel rapporto Svimez 2014 presentato nei giorni scorsi.
Si è così constatato che circa 5 famiglie su 100 arrivano a stento a guadagnare 6.000 euro all’anno; mentre 9 famiglie su 100 sono al di sotto dei 12.000 euro di reddito annuo.
Da questo risulta che il 59% delle famiglie residenti è monoreddito e circa il 20% risulta con tre o più familiari a carico.
In questa situazione già di per se negativa si inserisce anche l'indicatore del PIL pro-capite 16.291,9 che risulta pari al 64% del PIL pro capite della media Italiana.
È purtroppo l’altra faccia della medaglia derivante dalla crisi dei livelli occupazionali: in Campania è stata accusata la perdita di 14.600 unità lavorative nel 2013, mentre il tasso di disoccupazione ha sforato la soglia del 21% con punte del 51,7% tra i giovani entro i 24 anni.
Sono questi gli indicatori socio-economici che i ricercatori dell' Ance Salerno mettono in evidenza la gravissima crisi dei redditi che crea ulteriori squilibri all' interno della società, gravando sulla coesione sociale.
Il costante divario di sviluppo tra Nord e Sud è tra le principali cause del deterioramento del tenore di vita delle famiglie, che nelle regioni meridionali ha raggiunto dei picchi altissimi, rispetto al passato.
Tra le regioni dell’Obiettivo Convergenza la Campania (23,1), và di pari passo con la Puglia (23,9%) in termini di percentuale sul totale delle famiglie in povertà relativa.
Ad alzare in modo significativo la media del Mezzogiorno (26%) concorrono la Calabria col 32,4% e la Sicilia col 32,5%.
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Il persistere della crisi economica del Mezzogiorno , ha spiegato la Svimez , ha stimolato la crescita del trend della povertà assoluta nel 2013 pari al 2,8%, rispetto alla situazione del Centro Nord, con un picco di innalzamento di meno di mezzo punto percentuale.
Sempre la Svimez ha evidenziato che nel 2013 le famiglie "assolutamente povere nel Mezzogiorno erano pari a un milione e 14 mila unità, come nel Centro Nord, con un' incidenza sul totale delle famiglie del 12,6%, più che doppia rispetto al Centro Nord (5,8%)".
A conti fatti, si legge sempre nel Rapporto Svimez 2014, "il numero della famiglie assolutamente povere è aumentato nei sei anni della recessione di quasi due volte e mezzo, a fronte di poco meno del raddoppio del resto del Paese. Nel Sud, in particolare, quasi il 40% della crescita si è concentrato nell’ultimo anno". E nel 2012 solo il 5% delle famiglie del Centro-Nord "è risultato incluso nella classe a più basso reddito, con meno di 1.000 euro al mese, contro quasi tre volte tanto (13,4%) delle famiglie del Mezzogiorno".
Va, inoltre, considerato che le famiglie monoreddito nelle regioni meridionali, insieme con quelle numerose e con quelle composte da anziani soli, si configurano come quelle più esposte a rischio povertà.
"Nel Sud, sottolinea la Svimez, risulta molto elevata la povertà tra le famiglie composte da due o più nuclei (circa il 41%). Si tratta di un fenomeno, quello della “ricomposizione” dei nuclei familiari, che è rinato nel corso della crisi come soluzione per sfruttare le economie di scala dovute alla condivisione dell’abitazione e di tutti i costi ad essa legati".
Secondo gli analisti del Centro Studi ANCE Salerno occorre intervenire con urgenza sulle politiche di sostegno al reddito per evitare di alimentare un circuito vizioso destinato ad incidere sull’aumento esponenziale di famiglie in stato di povertà e, nello stesso tempo, potenzialmente esposte alle pressioni della criminalità organizzata sotto il profilo dell’erogazione di redditi derivanti da attività illecite anche minimali.
Filomena I. Gaudioso
(Foto:the darkcorner)