Crisi siriana, parla Domenico Quirico: in arrivo un articolo sui cinque mesi di prigionia
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TORINO, 9 SETTEMBRE 2013 - “La rivoluzione in Siria è diventata un insieme di gruppi radicali islamici che vogliono creare un califfato ed estenderlo a tutto il Medio Oriente e al Nord Africa e mi sorprendo di come gli Usa possano pensare di intervenire per aiutare questi gruppi". Lo ha dichiarato Domenico Quirico, reporter de La Stampa rapito in Siria cinque mesi fa e liberato ieri, dopo ben 153 giorni di prigionia.
Sulla disperata situazione siriana e sulla possibilità di un intervento armato da parte delle maggiori potenze mondiali, Quirico ha dichiarato: "Io non dimentico cosa è il regime siriano e quali sono stati i suoi metodi, cioè bombardare la popolazione e uccidere migliaia di persone, però prima di intervenire per l'uno o per l’altro è necessario riflettere e a lungo".[MORE]
Sull’eventuale utilizzo di armi chimiche, il giornalista ha raccontato i particolari di una chiamata su skype alla quale ha assistito durante il periodo di prigionia: "Eravamo all'oscuro di tutto quello che stava accadendo, anche dell'attacco con i gas. Un giorno dalla stanza in cui venivamo tenuti prigionieri, attraverso una porta socchiusa, abbiamo ascoltato una conversazione in inglese via Skype che ha avuto per protagoniste tre persone di cui non conosco i nomi. Uno si era presentato a noi in precedenza come un generale dell'Esercito di liberazione siriano. Un secondo, che era con lui, era una persona che non avevo mai visto. Anche del terzo, collegato via Skype, non sappiamo nulla. In questa conversazione dicevano che l'operazione del gas nei due quartieri di Damasco era stata fatta dai ribelli come provocazione, per indurre l'Occidente a intervenire militarmente. E che secondo loro il numero dei morti era esagerato. Io non so se tutto questo sia vero e nulla mi dice che sia così, perché non ho alcun elemento che possa confermare questa tesi e non ho idea né dell'affidabilità, né dell'identità delle persone. Non sono assolutamente in grado di dire se questa conversazione sia basata su fatti reali o sia una chiacchiera per sentito dire, e non sono abituato a dare valore di verità a discorsi ascoltati attraverso una porta".
"Ho il sospetto di essere stato gestito da tre diversi gruppi ribelli", ha detto poi Quirico in merito al suo rapimento e al periodo di prigionia. "Non so dire se durante il sequestro siamo stati venduti ad altri gruppi. […] Siano stati trattati bene solo per un breve periodo in cui siamo stati affidati ad un gruppo di Al Qaeda, questo lo devo dire per dovere".
Il giornalista ha poi ringraziato il governo italiano, dal quale ha dichiarato di non essersi mai sentito abbandonato. ''Desidero ringraziare lo Stato, il Governo, il Ministero degli Esteri, funzionari della Farnesina, che, mi è stato raccontato, si sono battuti veramente con un impegno straordinario per farmi uscire dalla Siria, per salvarmi la vita”.
Domenico Quirico sta, al momento, lavorando ad un articolo sul racconto dei suoi 152 giorni di prigionia, articolo che apparirà nei prossimi giorni sulle pagine del quotidiano La Stampa.
(fonte ANSA)
(foto www.neripozza.it)
Elisa Lepone