Crisi sentimentale: Intervista a Giulia “Quattordicenne che ruba un sorriso”
La strada della vita Lazio Roma

Crisi sentimentale: Intervista a Giulia “Quattordicenne che ruba un sorriso”

mercoledì 27 marzo, 2019

“Crisi sentimentale”
Giulia è una ragazza timida; è carina, anche se non particolarmente appariscente. L’avvicino con cauta discrezione, la sua timidezza è evidente.

«Ciao Giulia. Vuoi rispondere anche tu a qualche domanda?».

Lei mi guarda per un attimo, abbassa gli occhi fingendo di controllare il cellulare - probabilmente si sta prendendo una breve pausa per valutare mentalmente la situazione e l’atteggiamento da tenere - e poi mi chiede:

«Chi sei? Cosa vuoi sapere?».

Mi colpiscono la limpidezza dei suoi occhi e la sua pelle liscia e rosea che, al contrario di quella di molte altre sue coetanee, è completamente priva di brufoli.

«Chiamami Antonia. Sto scrivendo un libro sull’adolescenza e mi piacerebbe avere il tuo punto di vista» le rispondo con sincerità.

«Ciao Antonia… Se accetto di farmi intervistare non pubblicherai il mio… nome reale, vero?».

«Certo che no».

«Fai pure le domande…» dice, sempre con gli occhi incollati allo smartphone.

Parlami di te, dei rapporti con i compagni e le compagne di scuola, con i prof e con i tuoi genitori».

«Ho quattordici anni. Comincio dai miei genitori: li amo da morire, sono stupendi! Non posso dire altrettanto delle mie due sorelle: sono due pettegole, gelose e sempre pronte a farmi dispetti. Rovistano nelle mie cose e fanno la spia con mamma e papà».

«La spia su cosa?».

«Su tutto. Per farti un esempio: leggono di nascosto il mio diario e poi mi prendono in giro.

Io ho una cotta per un ragazzo, un fregno da paura, e l’ho scritto sul diario». La interrompo: «Scusa, un… che?».

«Un fregno… un fico o… come lo vuoi chiamare?» risponde, scocciata per la mia ignoranza in materia. Alla sua reazione vitale e combattiva non so trattenere una risata spontanea; ride anche lei mentre mi aggiorna sui termini usati dalla sua generazione per definire i bei ragazzi. Poi continua:

«Le due vipere adesso mi ricattano: pretendono un sacco di favori minacciando di raccontare a mamma e papà del bacio che ho scambiato con Stefano».

Arriva un sms e lei lancia immediatamente uno sguardo carico di aspettative al piccolo schermo ma, appena vede il nome del mittente, si oscura in viso. Lo cancella.

«In questo periodo con Stefano siamo in crisi… non ci sentiamo più. Io ci sto male».

«Tu sei una bella ragazza, avrai molti amici che ti girano intorno…»

Mi guarda con aria diffidente. «Bella io? Lo sai come mi chiamano le mie sorelle? Manico di scopa, perché ho poco seno!».

«A parte le tue sorelle, cosa cambieresti nella tua vita?».

«Niente, nemmeno loro… In fondo ci vogliamo bene… Forse il mio aspetto; vorrei essere carina come la mia amica Laura».

«Che rapporto hai con le ragazze che frequenti?».

«La mia amica del cuore è Laura, ma vado d’accordo con tutti. Non mi piace essere in contrasto con gli altri e cerco di farmi i fatti miei e non pestare i piedi a nessuno».

Un discorso del genere, fatto da un’adolescente, mi suona strano.

«Pensi di essere una ragazza fortunata?» le chiedo.

«Lo sono!» risponde convinta «Mia nonna mi ripete sempre che sono una privilegiata perché tante persone mi amano. In effetti ho una nonna meravigliosa, che passa molto tempo con me».

«I tuoi genitori lavorano?».

«Sì, papà fa il medico e mamma è un’insegnante. Mi sento felice quando stiamo insieme».

«Credo anche io che tu sia una ragazza fortunata. Parlami del tuo rapporto con questo ragazzo».

«Ne sono pazzamente innamorata. Ascolto sempre le nostre canzoni preferite guardando la sua foto sul telefonino. La notte stringo il cuscino fra le braccia immaginando che sia lui, gli parlo perfino, chiedo: ‘perché non mi chiami?’. Poi, pensando che l’ultimo litigio rischia di rovinare il nostro bellissimo rapporto, non riesco a trattenere le lacrime».

«Perché avete litigato?».

«Mi ha detto che quando cammino muovo il sedere per attirare l’attenzione degli altri ragazzi».

«È geloso?».

Fa segno di sì con la testa.

«E tu?».

«Io gli ho risposto che è uno stronzo che si crede fico… e che fa lo scemo con le ragazze del gruppo».

«Ed è vero?»

«Certo che sì!

Non ci sono parole per esprimere l’amore che sento per lui. Non lo so… Stefano è una persona diversa dalle altre, me ne sono accorta adesso che l’ho perso! A volte faccio mentalmente il confronto con tutti i ragazzi che mi girano intorno, nella speranza di trovare uno degno di sostituirlo… ma mi rendo conto che nessuno può competere con lui.

Durante i nostri periodi di crisi ho cercato parecchie volte di affezionarmi ad altri ragazzi… Sì, mi ci affeziono, e qualche volta mi lego anche un po’, ma poi… la sua mancanza mi straccia, e li mollo!».

«Quindi prendi in giro gli altri ragazzi?».

«Ma no… Cerco di intripparmi ma poi… dopo un po’ il pensiero di lui mi riprende di brutto e li scarico… Tutto qua».

I suoi bellissimi occhi diventano lucidi.

«Pensa a quanto sarebbe bello se tornasse da me e mi chiedesse scusa. Poter smettere di piangere, non essere più triste ma felice insieme a lui. Uscire di nuovo per le strade del quartiere mano nella mano senza pensare a niente e a nessuno… Solo noi due! Perdermi nei suoi occhi e sentire le sue labbra sulle mie. Ricevere ancora i suoi messaggi, la sua chiamata a mezzanotte per l’ultima chiacchierata sotto le lenzuola, per non svegliare le vipere, o il saluto al mattino presto prima di entrare a scuola».

Sta piangendo…

«Scusa la mia domanda, puoi anche non rispondere: hai avuto rapporti intimi con lui?».

Lei mi guarda e aggrotta le sopracciglia… Poi abbassa lo sguardo, mentre il rossore le invade il viso.

«Due volte».

«È stata la vostra prima esperienza?».

«Sì… Per la prima volta ho voluto disubbidire ai miei. Fare di testa mia… ignorando le parole di mamma e papà: ‘non bisogna fare l’amore se non si è maturi’.

Non è stata una cosa programmata. Stefano era a letto con la febbre e mi chiese di andare a trovarlo. I genitori erano al lavoro e io accettai di salire a casa sua. Lui mi aspettava alzato; mi offrì un succo di frutta e dopo un po’, con mia grande sorpresa, tirò fuori da un cassetto una piccola scatola: conteneva una cavigliera. Volle allacciarmela lui e, nel farlo, mi accarezzò le gambe, portando la mano sempre più su. Io mi lasciai coinvolgere, e così finimmo a letto per la prima volta.

Adesso mi manca… Ma non sarò io a fare il primo passo. È lui che deve chiedermi scusa».

«Pensi che lo farà?».

«Devo smettere di sognare… Non mi cercherà più!».

Percepisco la sua sofferenza e le tendo le braccia; un po’ titubante, mi si accuccia sul petto. Le arriva un sms e si scosta di scatto, tira fuori lo smartphone dalla tasca esterna dello zaino e incomincia a saltellare stringendo il telefono al petto.

«È lui?».

«Sì, è lui… Mi hai portato fortuna» mi dice, quasi gridando. Mi bacia.

«Dai, leggilo!».

Mi guarda trasognata col telefono stretto sul cuore e risponde: «Aspetta, è un momento da vivere…».

Mi dico che, per capire veramente il comportamento di questi meravigliosi adolescenti, bisogna lasciarsi coinvolgere.

«Un consiglio alle tue coetanee…?».

Mi risponde letteralmente trasfigurata dalla felicità:

«Gli anni della tua adolescenza ti resteranno nel cuore per sempre. Vivili intensamente, senza preoccupazioni. Viaggia, ascolta la musica, ama qualunque cosa. Semplicemente ama… La scuola, lo sport, l’aria che respiri. Metti il cuore in tutto ciò che fai, segui la tua strada anche a costo di avventurarti su sentieri tortuosi.

Il mondo intorno a te è pieno di fiori e di spine… Tocca a te riuscire ad evitare le spine e godere del profumo dei fiori, facendo in modo che possano rallegrare le tue giornate.

Non sprecare il tempo di oggi in programmi riguardanti il domani. Fai quello che ti detta il cuore. Perché se ci rinunci adesso potresti non avere un’altra occasione».


Antonia Caprella


Autore
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