Crisi, record di fallimenti aziendali: 3.811 imprese chiudono i battenti
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TERMOLI, 15 MAGGIO 2014 – Sono 3.811 le imprese costrette a chiudere i battenti nel primo trimestre del 2014 e si è registrato un nuovo record di fallimenti che, secondo i dati del Cerved analizzati dall’ANSA, ammonta al 46% in più rispetto allo stesso periodo dello scorso. Un dato profondamente negativo, se paragonato al 2013, ma positivo se considerato in relazione ai trimestri precedenti in cui il default cresceva a doppia cifra. Dato importante, inoltre, è la chiusura aziendale dovuta a forme diverse rispetto a quelle del fallimento.
Gianandrea De Bernardis, amministratore delegato del Cervis, propone dunque l’analisi economica dell’attuale situazione italiana, constatando che, nel primo trimestre del 2014, le chiusure aziendali ammontano a 23mila, circa il 3,5% in meno rispetto allo stesso periodo nel 2013, ‹‹questo miglioramento›› spiega De Bernardis ‹‹è attribuibile alle diminuzioni delle liquidazioni volontarie, che hanno fatto registrare un calo del 5% e delle procedure non fallimentari, scese all’1,4%, che hanno compensato il continuo aumento dei fallimenti››.
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In particolare, dopo il decreto “del fare”, messo in atto dal Governo Letta, che ha dato ai tribunali la possibilità di nominare un commissario giudiziale per monitorare la condotta del debitore, è di molto sceso il ricorso al pre-concordato. Questo significa che, con l’obbligo per i debitori di avere una lista dei creditori e degli importi dovuti agli stessi, il commissario giudiziale può smascherare le frodi, apportando aiuto all’azienda. Inoltre, è obbligatorio per l’azienda, rendere nota la sua condizione finanziaria e i passi fatti per mettere in regola il piano e la proposta: grazie al Dl 83/2012 il ricorso al pre-concordato è sceso a 800 domande, il 48% in meno rispetto allo stesso periodo nell’anno precedente.
Ciò nonostante, i soli fallimenti aziendali, sono diminuiti nel Nord-Est, con un calo dell’ 1,8%, ma continuano ad aumentare a Sud e nelle Isole, con picchi del 5,7%, e soprattutto nel Centro Italia dove i fallimenti raggiungono 10,7%. I settori che hanno registrato i maggiori fallimenti sono quelli dei servizi (+7,3%), delle costruzioni (+6,3%) e della manifattura (+0,8%) anche se, quest’ultima, in misura minore.
Erica Benedettelli
[immagine da lettera43.it]