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MILANO, 06 FEBBRAIO 2012- Il countdown per evitare che la Grecia precipiti nel baratro del default è iniziato. Putroppo, i tempi per trovare una soluzione sono davvero stretti. Infatti, Atene ha tempo fino al prossimo 13 febbraio per trovare un accordo con le banche, in assenza del quale, non potrà affrontare il prossimo rimborso dei prestiti, previsto per il 20 marzo e questo, a detta degli esperti, potrebbe rappresentare il colpo di grazia per la Grecia. A confermare la criticità della situazione è un'indiscrezione del Financial Times, secondo cui anche il presidente della Bce Mario Draghi e il direttore generale del Fondo monetario internazionale Christine Lagarde sarebbero stati interpellati.
Sono mesi che le trattative con i creditori privati vanno avanti, non riuscendo a superare lo scoglio sui rendimenti dei bond che dovrebbero essere offerti ai creditori come contropartita alla cancellazione del 50% del debito della Grecia. La suddetta cancellazione è necessaria al fine di riportare il rapporto fra il debito sovrano e il Pil al 120% nel 2020 contro l'attuale 160% (uno dei criteri di convergenza previsto nell'articolo 104, paragrafo 2 del Trattato di Maastricht, sottoscritto il 7 febbraio 1992, in occasione dell’istituzione dell’Unione Economica e monetaria (Uem), sancisce che il rapporto tra il debito pubblico lordo e il PIL non deve superare il 60 % alla finedell'ultimo esercizio di bilancio concluso). [MORE]
In pratica, mentre il governo ellenico (spinto dall'Eurozona) e l'Fmi vorrebbero che il suddetto rendimento si assestasse intorno al 3%, i privati, invece, punterebbero al 4%. Raggiungere un accordo è condizione necessaria, ma non sufficiente per poter ottenere lo sblocco della nuova tranche di aiuti europei da 130 miliardi di euro, visto che Fmi-Ue-Bce lo hanno subordinato all'adozione di nuove misure di austerità.
A tal proposito, a seguito di un incontro di 5 ore avvenuto nella serata di ieri, il premier Papademos, in una nota ha comunicato di aver raggiunto un accordo con i leader dei partiti in riferimento alle nuove misure di austerità in Grecia, "I leader dei partiti hanno raggiunto un accordo sui punti base del piano proposto dalla troika che prevede tagli alla spesa per l'1,5 del Pil nel 2012". Tuttavia, a complicare ulteriormente la situazione, ci ha pensato un portavoce del partito socialista Pasok, che ha fatto sapere che "un numero di questioni, richieste dalla troika Fmi-Ue-Bce, restano ancora irrisolte". Tutto ciò rischia di esaperare ulteriormente i membri dell'Eurozona, la cui pazienza sta arrivando al limite.
Come se ciò non bastasse, in un'intervista rilasciata al settimanale Der Spiegel, il presidente dell'Eurogruppo, Jean-Claude Juncker, ha dichiarato che, "Se il governo di Atene non metterà presto in atto le riforme promesse, la Grecia potrebbe fare fallimento nel giro di due mesi e non ci si potranno attendere gesti di solidarietà da parte degli altri".
(Fonte: Il Sole 24 Ore)
Rosy Merola