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ROMA, 15 GIUGNO – A pochi giorni dall’incontro annuale di Pontida, è crisi nella famiglia del Carroccio. I risultati del referendum sono stati l’ennesimo schiaffo alla Lega e, più in generale, alla maggioranza. [MORE]
I consensi calano, la base leghista è insoddisfatta ed arrabbiata. Troppi compromessi, scelte sbagliate e soprattutto un’alleanza che probabilmente non sta più bene agli elettori padani. Berlusconi non è più considerato un alleato affidabile né tantomeno un mezzo attraverso il quale soddisfare le richieste del Nord. Il Senatur aveva già espresso un grande disappunto ripetendo più volte : “o si cambia, o si va al voto”. Il tanto sperato cambiamento non si è realizzato. Anzi, il declino della maggioranza sembra sempre più evidente ed inesorabile e Bossi vuole evitare di affondare insieme a tutto il Pdl.
La strada che prenderà la Lega sarà dunque quella del “coraggio” per fare scelte “anche impopolari”. Ciò è quanto trapela dalle parole di un agguerrito Maroni, il quale ieri da Varese ha provato a svegliare il governo, nella speranza che “lo sberlone faccia riaprire gli occhi”. Il monito al governo è chiaro, cristallino. E come se non bastasse l’avvertimento, la Lega ha voluto mandare il primo segnale, probabilmente anche per calmare i propri infuriati elettori. Il Carroccio ha stoppato, così, in Consiglio dei Ministri il decreto che avrebbe facilitato il trasferimento al Nord dei rifiuti campani.
Si fatica però a comprendere quale possa essere lo scenario futuro per la Lega dopo l’incontro di Pontida. Quale alternativa si prospetta al posto di un rilancio dell’attuale governo? Può la Lega permettersi di abbandonare l’amico (ex?) Silvio? Maroni insiste sulle riforme, a partire da un intervento sul fisco che possa dare sollievo innanzitutto ai ceti sociali più vicini alla Lega e solo successivamente alla famiglia in generale. Ritorna anche la pressione sul ministro Tremonti al fine di allentare la morsa del patto di stabilità. Per finire con la richiesta di una riduzione delle missioni militari in Libia, la quale ha sempre incontrato il fermo no della Lega, ma anche in Libano, Kosovo e Afghanistan.
La Lega annuncia, quindi, che domenica prossima a Pontida porrà le proprie condizioni programmatiche per il proseguimento della legislatura. Nel frattempo, altri componenti del Caroccio sono molto meno politicamente corretti e si scagliano apertamente contro Berlusconi, dando al presidente ogni responsabilità dell’attuale situazione, a dir poco complicata, della maggioranza. “Al referendum molti sono andati a votare contro Berlusconi”, sostiene senza peli sulla lingua Flavio Tosi, “perché i cittadini si sono stufati di sentire parlare di toghe rosse, bunga bunga e questioni che alla fine non sono nell’interesse collettivo”.
Berlusconi non può non guardare con attenzione all’appuntamento di Pontida. Mentre Bossi continua ad alzare la posta, il premier ha meno di una settimana di tempo per trovare un’intesa con il Carroccio, altrimenti potrebbe rischiare di arrivare con l’acqua alla gola alla verifica parlamentare del 22 giugno richiesta dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.
Filomena Maria Fittipaldi