Entra nel nostro Canale Telegram!
Ricevi tutte le notizie in tempo reale direttamente sul tuo smartphone!
ROMA, 3 NOVEMBRE 2011 – Si chiama Pacific Trash Vortex, l’accumulo di rifiuti di plastica che galleggiano nell’Oceano Pacifico, ed è di fatto la più grande discarica del pianeta. Ora l’isola di rifiuti sta crescendo secondo gli esperti.[MORE]
«La sua estensione ha ormai raggiunto “livelli allarmanti”: forse il doppio di quella degli Stati Uniti», dichiara Marcus Eriksen, direttore di ricerca presso l’Algalita Marine Research Foundation. Secondo un altro esperto, il dottor Eriksen, il Trash Vortex «non forma un’isola o un’accumulazione densa di frammenti. La densità è simile a quella di un cucchiaio di confetti di plastica sparsi su un campo di calcio».
L’accumulo di rifiuti è formato da palloni da calcio e da football, mattoncini di Lego, scarpe, borse, kayak e milioni di sacchetti usa e getta. Si trova sotto il livello dell’acqua, fra i pochi centimetri e i 10 metri di profondità, ed è stato scoperto dalla National Oceanic and Atmospheric Administration (Noaa) ma reso noto soprattutto da Charles Moore.
Le materie plastiche fotodegradandosi possono disintegrarsi in pezzi molto piccoli, ma sostanzialmente non si biodegradano. I polimeri che le compongono possono così finire nella catena alimentare, in quanto queste briciole vengono scambiate per plancton o altri tipi di cibo da molti animali marini.
Per Charles Moore il problema è dovuto soprattutto all’enorme diffusione nel mondo dei sacchetti di plastica. Se non se ne ridurrà il consumo, avverte, “questa massa galleggiante potrebbe raddoppiare le sue dimensioni entro il prossimo decennio”. L’Italia in questo senso è all’avanguardia, per la prima volta, è infatti l’unico paese europeo ad averli messi al bando con legge del 2011 che vieta la produzione e la commercializzazione di questi sacchetti ed ora è un esempio virtuoso per tutto il resto del vecchio continente. Una consultazione pubblica della Commissione europea ha infatti rivelato che il 70% degli europei vuole che il bando italiano venga esteso al resto dei Paesi membri.
Marika Di Cristina