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SIENA, 31 OTTOBRE 2014 - La condanna è arrivata per tutti gli imputati coinvolti nel crack del sistema bancario di Montepaschi di Siena. Gli imputati sono stati interdetti dai pubblici uffici per cinque anni e ora sono tenuti a risarcire Banca D'Italia, oltre alla pena in carcere di tre anni e mezzo ciascuno. I difensori hanno già dichiarato che procederanno in appello, convinti che possa ribaltare una sentenza troppo sfavorevole.[MORE]
Il contratto nascosto
Il processo era partito nel Settembre 2013, quando le indagini fecero ipotizzare un contratto tra la banca giapponese Nomura e Montepaschi. La banca senese avrebbe acquistato titoli per tre miliardi per salvare il salvabile e mantenere un "gruzzolo", a discapito dei migliaia di risparmiatori, che avrebbero pagato di tasca propria la scelta dell'istituto di credito di fare suo il debito di Alexandria, con l'acquisizione.
Ora, gli imputati devono risarcire Banca D'Italia perché, senza questo documento, l'organo centrale di vigilanza sui rapporti interbancari italiani ha fatto una valutazione errata sulla situazione finanziaria di Montepaschi.
Al termine dell'operazione con Deutsche Bank, poi, Montepaschi era stata costretta a chiedere gli aiuti statali con i Monti-bond. Il crack era ormai partito, quasi inaspettatamente per chi aveva qualche risparmio sul conto corrente e non poteva immaginare gli affari che si nascondevano nella banca senese.
Ora, si attende il riscontro dei giudici della corte di appello, che potranno confermare la sentenza di primo grado, oppure ribaltarla.
(Foto musicainliberta.it)
Annarita Faggioni