Covid. Nuovo ritardo Pfizer per vaccino. Arcuri, incredibile. Domani solo 53 mila dosi
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Covid. Nuovo ritardo Pfizer per vaccino. Arcuri, incredibile. Domani solo 53 mila dosi. Verso 'solidarietà'. Prima 80enni
ROMA, 18 GEN - Tabella di marcia a rischio per la campagna vaccinale italiana. Dall'azienda farmaceutica Pfizer arriva, infatti, una nuova frenata decisa unilateralmente nella consegna dei vaccini destinati all'Italia.
Secondo quanto si apprende da fonti del Commissario Domenico Arcuri, Pfizer ha consegnato oggi nel nostro paese circa 103mila dosi delle 397mila previste per questa settimana, dopo il taglio di 165mila deciso venerdì. Un nuovo inaspettato cambio di programma: domani arriveranno solo 53.820 dosi e solo mercoledì le restanti 241 mila. La comunicazione è stata data dalla Pfizer alle 17 agli uffici del Commissario spiegando che il ritardo è dovuto al nuovo piano di distribuzione per le prossime settimane. Deplora l'accaduto il commissario per l'emergenza Domenico Arcuri, che parla di "ulteriore incredibile ritardo".
Per far fronte alla nuova situazione domani ci sarà una riunione convocata dal Governo con le regioni, presenti i ministri Speranza e Boccia e lo stesso Arcuri. Le Regioni hanno già scritto al commissario chiedendo un intervento, e una delle ipotesi sul tavolo è quella di mettere a punto una sorta di 'meccanismo di solidarietà' in base al quale chi ha più dosi nei magazzini le cederebbe alle regioni che ne hanno meno e devono fare i richiami. Il ritardo potrebbe dunque pesare sull'avvio della fase 2 della campagna, nella quale la priorità per l'immunizzazione dovrebbe essere garantita innanzitutto ad anziani over-80 ma anche ad una prima quota di 400.000 pazienti oncologici, ematologici e cardiologici. Dopo il personale sanitario e gli ospiti delle Rsa, e mentre le richieste di accesso prioritario all'immunizzazione si moltiplicano, anche ad esempio per insegnanti ed altre categorie sensibili, sembra dunque confermato che proprio anziani e pazienti più fragili apriranno la fase 2 della campagna vaccinale in atto.
"Anche in base alla disponibilità e all'arrivo delle dosi di vaccini anti-Covid, si procederà con la vaccinazione prima agli anziani over-80 e poi ai pazienti fragili, tra i quali quelli oncologici, rispetto a tutte le altre categorie della popolazione", ha sottolineato il viceministro alla Salute Pierpalo Sileri, intervenuto ad una conferenza stampa on line organizzata dalla Fondazione Insieme contro il Cancro sui test genomici nella cura del cancro al seno.
"Si comincerà probabilmente un pò più avanti rispetto agli inizi di febbraio - ha precisato - perchè si è anche in attesa dell'Ok dell'Agenzia europea del farmaco Ema al vaccino AstraZeneca, che consentirà di avere dosi ulteriori". A pesare, infatti, è già il primo ritardo nella consegna delle sdosi Pfizer, cui si aggiunge il nuovo stop. Proprio la prevista riduzione nella fornitura delle dosi ha ad esempio già costretto l'Azienda Ulss 2 di Treviso ad annullare il "V-Day" inizialmente fissato per il 23 gennaio in cui il vaccino avrebbe dovuto essere somministrata a 6.000 persone.
Il farmaco disponibile sarà ora utilizzato per somministrare la seconda dose a chi sia già stato vaccinato, mentre si rinuncerà ad avviare come previsto le vaccinazioni alle prime fasce di ultraottantenni. Su questo fronte, però, le regioni vanno in ordine sparso ed in alcune, al contrario, l'immunizzazione degli anziani è già partita. Come nel Lazio, dove oggi sono state superate le 110 mila dosi somministrate di cui oltre 8 mila a over-80. Priorità maggiore sarà data anche a 400mila pazienti oncologici, ematologici e cardiologici. Si tratta, tra gli altri, di pazienti in cura con chemioterapia, trapiantati di midollo e di cuore, ha affermato il presidente della Fondazione Insieme contro il cancro Francesco Cognetti, precisando di aver avuto interlocuzioni in tal senso con il ministro della Salute Roberto Speranza ed il commissario straordinario Domenico Arcuri.
Si tratta appunto di una quota di primi 400mila pazienti, su un totale di 11 milioni di pazienti fragili con questo tipo di patologie, che hanno alte possibilità di guarigione e con una alta aspettativa di vita. Se questi pazienti fossero contagiati dal Covid, "avrebbero un rischio di mortalità del +25% e questo non può accadere. Mi auguro - ha sottolineato Cognetti - che entro febbraio si possa procedere alle vaccinazioni".