Così è ( se gli pare). Il dolceamaro della notorietà
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Così è ( se gli pare). Il dolceamaro della notorietà

venerdì 22 febbraio, 2013

ROMA, 22 FEBBRAIO 2013 - Una notorietà inaspettata che ti ingloba completamente. Aspettative più forti del previsto. Una pressione costante dal mondo circostante e da coloro che ne fanno parte. Uniche ancore di salvezza risultano essere l’alcol e l’uso di droghe. Si corre il rischio di perdersi e di ritrovarsi soli. Per rimanere nella cornice della visibilità, viaggi, feste, ingaggi e interviste sono d’obbligo. Si perde ciò che è veramente importante nella vita. Ecco cosa pensa Alessandro Bertolucci.[MORE]

Intelligenza, bravura e passione. Un successo inaspettato che ti investe. Aspettative forti, forse troppo forti, tensione e una continua pressione dalle persone e dal mondo circostante, uno stress che porta sull’orlo del baratro. «Se non sei sulla piazza, resti indietro», così ha raccontato qualche tempo fa l’attore Dennis Quaid allora dipendente dalla cocaina. Possibili rifugi possono risultare essere l’alcol o l’uso di sostanze stupefacenti che alterano la propria personalità.

Intelligenza, bravura e passione sono tre qualità difficili da trovare insieme nella medesima persona, e personalmente non credo che possano avere effetti deleteri su nessuno. Il successo inaspettato invece sì, e se per colui che ne viene investito tutto avviene davvero così inaspettatamente, costui tanto intelligente, a mio avviso, non è. Inoltre non parlerei tanto di successo, quanto di notorietà inaspettata, come condizione che può dare alla testa. La notorietà raggiunta va mantenuta, nutrita, accresciuta se possibile perché significa visibilità, soldi. L’ ubiquità diventa un dono molto richiesto, ma poco accessibile, nonostante le moderne tecnologie e il proliferare dei mezzi di informazione e comunicazione. Questo ritmo di vita, se non moderato da scelte oculate può divenire sincopato e compromettere la stabilità di una persona. È facile farsi consigliare da amici improvvisati e interessati che propongono ogni momento la presenza fugace in tale festa, rotocalco, servizio fotografico. Ma il tempo non lo si può stirare e le giornate restano di 24 ore. Qualcosa allora resta indietro, spesso qualcosa di importante come le relazioni umane vere, gli affetti, la cui assenza e il conseguente vuoto, devono essere riempiti da qualcosa. Conosco molte persone in questa condizione.

Risulta molto complesso essere immuni al fascino del successo. Si rischia di essere trascinati nel gorgo dell’assoluta assenza di semplicità, di essere totalmente sradicati dalla realtà e di vivere in un mondo a parte. Com’è possibile non essere soffocati dalla propria popolarità?

Una carriera costruita su solide basi, in tutti i lavori, porta sempre ad una maggiore stabilità e consapevolezza. Il successo diventa allora qualcosa che si è pronti a gestire, perché la gavetta alle spalle, l’esperienza accumulata fra conquiste e rifiuti permette di affrontare gli alti e i bassi di certe professioni con maggiore lucidità. Nel settore dello spettacolo, per parlare di un settore che conosco, troppe sono le scorciatoie, i corsi e le scuole inutili anzi dannosi, i talent show che buttano sul mercato giovani più o meno dotati ma totalmente impreparati ad affrontare il mercato del lavoro e privi delle basi necessarie. Fra i suddetti molti, fra quelli che raggiungono una certa notorietà, spariscono nel giro di una stagione, pochi crescono e si rinforzano come artisti; fra coloro che fanno la loro apparizione e poi evaporano si vedono cose di tutti i colori: dalle finte tresche ai veri arresti. Tutto per mantenersi a galla, per essere riconosciuti. Non essere soffocati dalla popolarità è relativamente semplice, basta non farne il centro della propria esistenza, ragionare invece da artista o da artigiano, da lavoratore, perché di lavoro si parla.

Chiunque è capace di gioire di un trionfo. Pochi sono in grado di affrontare un fallimento e rimettersi subito in piedi per poi ricominciare con maggiore consapevolezza. Perché? Cosa scatta nella mente di una persona che fa parte del mondo dello sport e dello spettacolo per esempio?

Il mondo dello sport e dello spettacolo si somigliano molto sotto certi punti di vista. I percorsi, le selezioni e gli ostacoli seppur con nomi diversi e diverse finalità sono alquanto simili. I due mercati oltretutto si compenetrano, condividendo un elemento fondamentale per entrambi, anzi due: la notorietà e i soldi. Lo sportivo si allena una vita per il raggiungimento di un traguardo che è una sfida continua con se stesso e con gli altri e per un certo periodo l’obiettivo e l’impegno è solo sportivo, poi con certi risultati arriva anche la maggiore pressione di chi ti segue, di chi ti incita a fare meglio, i colleghi più preparati e quelli che ti sei lasciato alle spalle. C’è bisogno di essere estremamente consapevoli dei propri limiti quando si comincia a vincere, perché è facile abituarcisi, ed è a questo punto che arrivano le scorciatoie insidiose insieme a certi deliri di onnipotenza. Le ultime vicende di Pistorius, ricordano, nella loro drammaticità, volendo portare qualche esempio, storie e situazioni già viste seppur con alcune varianti: O.J. Simpsons, Lindsay Lohan, Boy George, Nick Nolte, Paris Hilton, Naomi Campbell, Mike Tyson, Mel Gibson la lista è infinita. Senza contare coloro che per alti e bassi della loro carriera hanno perso la vita con droga o doping. Un bollettino di guerra.

Quanto è disperazione e sinonimo di fragilità e quanto è genio e sregolatezza?

Il genio e la sregolatezza sono molto più di difficile reperibilità della disperazione e della fragilità, quindi dico, pesando ad occhio, che al 95% si tratta di disperazione e fragilità e solo un 5% lo si può giustificare col genio e la sregolatezza. I geni da sempre sono merce rara, di disperati è pieno il mondo. La vetta, ma anche la profondità marina, spesso la si raggiunge in solitario, ma noi siamo animali sociali, non possiamo stare a lungo soli, ma spesso confondiamo l’essere in mezzo alla gente con l’essere con le persone, in relazione: qui sta il punto di rottura che da il senso della fragilità. Viaggi, feste, allenamenti, gare, ingaggi, interviste possono distrarre da ciò che ha contato prima e veramente: l’essere donne e uomini migliori come sportivi e come artisti, essere capaci di comunicare, di emozionare. Perso di vista il fine ultimo, sostituito con egoistici ed edonistici obiettivi, si corre il rischio (ma ad alcuni non succede) di perdersi, di ritrovarsi soli e questo fa male, a volte troppo male.

Ci sono due tipi di successo; uno lo si raggiunge facilmente e altrettanto facilmente scompare, l’altro lo si raggiunge con un forte impegno e molti sacrifici. Il successo è possibile anche conquistarselo facilmente in una società come la nostra, ma la stima?

La stima di una persona va conquistata, a mio avviso, bisogna meritarsela, e per meritarla bisogna applicarsi nel tempo. La stima degli altri in una persona dovrebbe essere il frutto del percorso positivo di un essere umano in una comunità. Penso che, contrariamente a quello che in tanti hanno provato a farci credere in questi anni, la stima non sia qualcosa che si acquisisce con il patrimonio, la posizione sociale e necessariamente con l’età, la stima è la caratura della tue qualità morale e umana da parte di chi vive con te nella società. Contano certo i successi, ma la differenza la fa l’impegno, il sudore profuso e, come diceva mio nonno, la schiena dritta.

Giulia Farneti e Alessandro Bertolucci
 


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