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ROMA, 24 GENNAIO – L’atteso giorno è arrivato. Questa mattina la Corte Costituzionale si esprimerà sul sistema elettorale cosiddetto “Italicum”, in vigore dal 6 maggio del 2015 e frutto dell’ormai defunto accordo alla base del Patto del Nazareno tra Forza Italia e PD.
Con la vittoria del No al referendum, il sistema politico italiano ha mantenuto due assemblee elettive. Tuttavia l’Italicum che, di fatto, era stato previsto come una parte strutturante del nuovo framework istituzionale e costituzionale, era previsto solamente per la Camera dei Deputati. Rebus sic stantibus, dunque, il sistema italiano si trova ad avere due sistemi elettorali totalmente diversi tra la Camera e il redivivo Senato. Questo uno degli elementi alla base della necessità di una decisione della Corte, che interverrà per facilitare un’armonizzazione dei due sistemi elettorali.
La Consulta probabilmente scalfirà alcuni dei pilastri di un sistema elettorale che, quando era stato approvato, era stato qualificato come un modello che sarebbe stato importati da altri Paesi europei per garantire un binomio di governabilità e rappresentatività.
I principali elementi di criticità potrebbero essere il premio di maggioranza, le liste bloccate - punti nevralgici anche del “Porcellum” bocciato all’inizio del 2014 dalla stessa Corte – e il metodo di trasformazione dei voti in seggi.
Il sistema che uscirà dalla Consulta sarà cruciale per comprendere quali saranno i prossimi passi del Parlamento nella formulazione della legge elettorale e, di conseguenza, quale sarà il futuro e la durata del governo Gentiloni, perché è chiaro che a seconda del sistema elettorale le forze politiche in campo dovranno strutturare le proprie strategie coerentemente con i rapporti di forza del momento.
Si è espresso a questo proposito il Presidente del Senato, Pietro Grasso, che ha messo in luce la necessità di “attendere anche le motivazioni di questa sentenza per poter poi cercare di creare delle leggi sempre più omogenee così come ha richiesto il presidente Sergio Mattarella”, parole che sembrano un monito nei confronti degli esponenti politici che chiedono a gran voce il “voto subito”.
Tra questi rientra senza dubbio Beppe Grillo, che in un post sul suo Blog ha dichiarato di esser disposto ad andare subito alle urne, direttamente con il sistema elettorale che uscirà dalla Consulta, definito “Legalicum” perché passato attraverso “il filtro della legalità”.
“Noi vogliamo votare subito e per farlo è sufficiente adattare il Legalicum anche al Senato per avere una legge omogenea per le due Camere. Non è la legge perfetta, ma questa maggioranza, eletta col Porcellum, non deve azzardarsi a rimettere mano alla legge più importante dopo la Costituzione. Non avrebbe neppure dovuto farlo e, quando lo ha fatto, ha creato il peggior caos istituzionale che si ricordi, con due leggi elettorali diverse tra Camera e Senato. Pd, Forza Italia e compagnia vogliono rinviare il voto, giungere a fine legislatura, e creare il sistema elettorale ritagliato su misura per impedirci di andare al governo: l'"Anticinquestellum". Sono disposti a fare qualsiasi cosa per ritardare il libero voto dei cittadini, continuare a farsi i loro comodi e arrivare a settembre per far maturare la loro pensione dopo appena quattro anni e mezzo di lavoro, alla faccia di chi la pensione forse non la vedrà mai a causa della Fornero. Faremo di tutto per impedirlo e permettere che finalmente il popolo possa decidere. Voto subito, con il Legalicum si può!”
Sulla stessa linea il leader della Lega, Matteo Salvini che, davanti al Palazzo della Consulta, ha affermato: “Il momento è drammatico. La corte costituzionale martedì non perda tempo. Consegni all'Italia una legge per votare subito, in primavera. Non si può perdere un altro anno di beghe per la legge elettorale".[MORE]
Carlo Giontella
Immagine da unita.tv