Corruzione internazionale, concluse le indagini sul caso Eni-Nigeria
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MILANO, 22 DICEMBRE 2016 - La Procura di Milano ha concluso le indagini su un presunto caso di corruzione internazionale a carico di 11 persone fisiche e due società. Le operazioni sono state condotte dai pm Fabio De Pasquale e Sergio Spadaro. [MORE]
Tra i destinatari dell'avviso di conclusione indagini ci sono l'a.d. di Eni, Claudio Descalzi, il suo predecessore, Paolo Scaroni, e l'uomo d'affari Luigi Bisignani, mentre le due società indagate sono Eni e Shell.
Al centro dell'inchiesta ci sarebbe una presunta maxi tangente da 1 miliardo e 92 milioni di dollari che sarebbe stata versata da Eni e Shell a politici nigeriani, tra i quali l'ex ministro del petrolio Dan Etete, per la concessione di un giacimento petrolifero in Nigeria noto con la sigla 'Opl-245', nel 2011.
Secondo la ricostruzione effettuata dai pm, la concessione del campo di esplorazione petrolifera presenterebbe delle anomalie. L’ex ministro Etete, alla fine degli anni ’90, sarebbe entrato in possesso della concessione del giacimento a costo zero, tramite la società Malabu Oil & Gas e attraverso prestanome. Questa operazione diede origine ad una serie di cause tra Malabu, l’ex ministro e il governo nigeriano, che voleva ritornarne in possesso. Successivamente, il Governo riuscì a revocare tale concessione, che era andata a Shell, per poi riassegnarla, nel 2006, nuovamente alla Malabu.
Nel 2011, Eni avrebbe acquistato dal governo nigeriano la concessione per 1 miliardo e 92 milioni di dollari, una cifra che, secondo gli inquirenti, sarebbe il presunto prezzo della corruzione internazionale. La Malabu sarebbe stata stata utilizzata come società schermo per coprire il presunto giro di mazzette.
Tra i destinatari degli avvisi di chiusura indagini che la Gdf sta notificando in queste ore figura anche Etete. Eni e De Scalzi, che all'epoca guidava la divisione Oil & gas, hanno sempre ribadito la correttezza dell'operazione.
Daniele Basili
immagine da quifinanza.it