Coronavirus: Garante detenuti, no a restrizioni ingiustificate
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ROMA, 3 MAR -"Da più parti vengono segnalate restrizioni ingiustificate che incidono anche sui diritti delle persone ristrette e che sembrano essere il frutto di un irragionevole allarmismo che retroagisce determinando un allarme sempre crescente che non trova fondamento né giustificazione sul piano dell'efficacia delle misure".
Il garante nazionale delle persone private della libertà personale e il portavoce della Conferenza nazionale dei garanti territoriali lanciano l'allarme su alcune decisioni legate all'emergenza Coronavirus nelle carceri , che "vanno oltre le indicazioni emanate centralmente" dal capo del Dap e del Dipartimento per la Giustizia minorile e che tendono a "configurare il mondo recluso come separato dal mondo esterno e portatore di un fattore intrinseco di morbilità". Sotto accusa sono "le autonome indicazioni di un Provveditorato", le disposizioni di alcuni direttori di carceri, "anche di regioni per nulla coinvolte" dalle indicazioni del Dap e alcune decisioni di Tribunali di sorveglianza "non assunte 'caso per caso' ma in via generale", "nonché qualche dichiarazione di consenso di taluni Garanti".
-"Non sembrano essere stati assunti come primi urgenti provvedimenti, proprio negli Istituti che maggiormente hanno rivolto l'attenzione alla mera chiusura agli esterni-accusano il Garante nazionale, Mauro Palma, e il portavoce della Conferenza dei garanti territoriali in una nota - misure relative alla sanificazione degli ambienti, alla diffusione di norme igieniche, all'autodichiarazione di non aver avuto contatti possibilmente a rischio da parte del personale che entra in Istituto, alla predisposizione di strumenti che possano rilevare la temperatura corporea di tutte le persone che, per qualsiasi ragione, entrano nell'Istituto stesso". E in assenza di tali misure, "la fisionomia della prevenzione potrebbe essere vista come maggiormente rivolta a evitare il rischio di futura responsabilità che non effettivamente a evitare un contagio certamente molto problematico in ambienti collettivi e chiusi". "Va ricordato che la sospensione o la stretta limitazione automatica di accesso a volontari" che entrano in carcere per progetti trattamentali "possono ragionevolmente sussistere solo nei casi in cui effettivamente prevedano la presenza di pubblico con inevitabili affollamenti e non nei casi in cui l'attività coinvolga singoli o specifici limitati gruppi di lavoro". La nota si conclude con la sottolineatura che "la collaborazione di tutti i Garanti con le Amministrazioni che affrontano un inedito e difficile cimento è totale così come la disponibilità ad affrontare insieme, a livello centrale e locale, ogni criticità che possa svilupparsi".