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WASHINGTON DC, 10 MARZO – Il mondo accoglie con entusiasmo e speranza l’annuncio a sorpresa di un possibile faccia a faccia tra Donald Trump e Kim Jong-Un, che potrebbe condurre ad una distensione nei rapporti tra le due potenze mondiali. [MORE]
Sarebbe stato il leader nordcoreano a chiedere l’incontro, mostrando anche una effettiva volontà di impegnarsi nella denuclearizzazione del suo Paese e nella sospensione dei test atomici e missilistici. La volontà di Kim sarebbe stata comunicata alla Casa Bianca dai diplomatici sudcoreani che tre giorni fa si erano recati nella Capitale del nord per un vertice senza precedenti. I due Stati, infatti, sono divisi ed ostili sin dalla loro nascita, avvenuta nel 1945 con la caduta dell’Impero Giapponese al termine della Seconda Guerra Mondiale, quando l’area meridionale (al di sotto dell’ormai celebre 38° parallelo) fu occupata dalle truppe statunitensi e quella settentrionale dai Sovietici. Le due Nazioni sono state in guerra per anni, avendo dato vita a sistemi politici, economici e sociali diametralmente opposti ed avendo entrambe da sempre rivendicato il controllo territoriale sull’intera penisola. I rapporti diplomatici sembrerebbero però essere decisamente migliorati da qualche mese, quando nuove prospettive di dialogo sono state aperte in occasione dell’avvicinamento ai Giochi Olimpici Invernali di Pyeongchang.
“Incontriamoci” – sarebbe stato il messaggio fatto recapitare da Kim a Trump proprio tramite la delegazione sudcoreana (formalmente ancora in guerra con il nord ed alleata con gli USA). Il responsabile della sicurezza nazionale di Seul, Chung Eui-Yong, si sarebbe poi recato alla Casa Bianca insieme ad altri diplomatici per incontrare il Presidente Trump e discutere con lui dell’argomento. In un primo momento il tycoon avrebbe addirittura pensato di accettare subito l’invito senza riserve, secondo quanto avrebbe comunicato alla sua portavoce Sarah Sanders; successivamente, però, il Presidente USA ha deciso di mantenere una linea più prudente, come dimostrato da un suo post su Twitter in cui egli si è detto in attesa che si concretizzino effettivamente i propositi di denuclearizzazione e smilitarizzazione del Paese asiatico, sottolineando anzi che non è prevista alcuna concessione in cambio dell’apertura al dialogo e che quindi tutte le sanzioni erogate nei confronti di Pyongyang restano per il momento in vigore, pur riconoscendo i passi in avanti nei negoziati.
C’è da dire che proprio la politica fortemente sanzionatoria nei confronti della Corea del Nord potrebbe essere un motivo rilevante per il quale il Paese asiatico possa essere intenzionato al disgelo, come ipotizzato infatti anche dal Premier giapponese, Shinzo Abe. Quest’ultimo, tra l’altro, faceva riferimento alle nuove ed ulteriori misure annunciate neanche 48 ore fa da Washington, dopo la scoperta di nuove prove, raccolte dal Dipartimento di Stato americano, in base alle quali Kim Jong-Nam, fratellastro del leader, sarebbe stato assassinato il 13 febbraio 2017 all’aeroporto di Kuala Lumpur con l’impiego di gas nervino su presunto ordine appunto di Pyongyang.
In ogni caso, nel frattempo tutti gli altri leader mondiali hanno accolto con sollievo i progressi diplomatici tra Kim e Trump. Il Presidente della Repubblica Popolare Cinese Xi Jinping si è auspicato che l’incontro possa avvenire il prima possibile, in modo da risolvere la questione nucleare nell’area, mentre il Ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, ha precisato che Mosca chiederà il rispetto degli equilibri e dei principi concordati durante i colloqui del “sestetto” e ribaditi nelle riunioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Proprio dall’ONU, poi, si sono levate altre voci di speranza per una risoluzione della crisi internazionale, con il Segretario Generale Antonio Guterres che ha confermato di sostenere l’avvicinamento con ogni sforzo possibile. L’Alto Rappresentante UE per gli Affari Esteri e la Politica di Sicurezza, Federica Mogherini, ha invece dichiarato di sperare che si arrivi presto ad un vero e proprio negoziato.
Il vertice, per il momento comunque soltanto eventuale, potrebbe svolgersi proprio in Corea del Sud, considerando l’importante opera di mediazione svolta negli ultimi mesi dal Presidente Moon Jae-In, capace di trasformare i Giochi Olimpici Invernali in un vero trionfo diplomatico, nonostante le iniziali diffidenze americane. Altre possibili sedi dell’incontro potrebbero essere la Svizzera (che si è già esplicitamente offerta, come territorio neutrale per antonomasia), la Cina oppure un Paese scandinavo. Sarà però necessario prima attendere nuovi sviluppi ed aspettare che Trump accetti formalmente di avere un faccia a faccia con Kim; si tratterebbe indubbiamente di una svolta epocale, considerando che finora il più alto esponente governativo americano in carica ad incontrare un leader nordcoreano fu la Segretaria di Stato Madeleine Albright nel 2000, alla fine della Presidenza Clinton. La trattativa all’epoca fallì completamente quando Kim Jong-Il rifiutò di fermare la corsa missilistica, punto sul quale invece pare esservi ora maggiore disponibilità da parte del figlio Kim Jong-Un.
Francesco Gagliardi
Fonte immagine: radiosubasio.it