Entra nel nostro Canale Telegram!
Ricevi tutte le notizie in tempo reale direttamente sul tuo smartphone!
ROMA, 24 NOVEMBRE 2012- Kieran Dreyer, portavoce delle operzioni di peackeeping delle Nazioni Unite, ha definito la situazione del Congo come “allarmante”. Questo è il motivo che ha portato all’evacuazione di 76 persone che “correvano il rischio di diventare bersaglio dei guerriglieri”. Sono magistrati, giornalisti, funzionari governativi, poiliziotti e militanti dei diritti dell’uomo che nei giorni scorsi avevano cercato rifugio nelle sedi dell’Onu. Lo ha annunciato la stessa missione Onu in Congo (Monusco).[MORE]
La situazione è ormai ingestibile. Il caos rischia di prendere il sopravvento. La tregua siglata tre mesi fa è finita. I ribelli dell’M23 (acronimo che sta per 23 marzo, data in cui, nel 2009, il governo e il gruppo armato Congresso nazionale per la difesa del popolo firmarono un accordo di fatto mai applicato e che portò i ribelli ad assumere il controllo di buona parte della provincia del Kivu Nord) sono entrati martedì a Goma, capoluogo della regione. L’esercito nazionale, nonostante gli aiuti forniti dall’Onu, non è riuscito a fermare l’attacco. La popolazione ha cercato rifugio dove poteva, la fuga è stata la via preferita. Dall’inizio del conflitto si parla di almeno 70.000 persone sfollate che hanno dovuto abbandonare anche i campi d’accoglienza. Nella zona di Goma opera anche un Centro educativo Don Bosco, gestito dai Salesiani, che sta offrendo rifugio a quanti lo necessitino.
L’M23 sta terrorizzando la popolazione. Stupri di massa, arruolamento di bambini, omicidi sono all’ordine del giorno. A sostenere i ribelli ci sarebbe il Ruanda, secondo quando denunciato da Amnesty International lo scorso luglio. Il Paese, violando l’embargo sulle armi in vigore dal 2003, rifornirebbe di armi l’M23. Secondo le Nazioni Unite anche l’Uganda potrebbe essere tra i suoi sostenitori.
Federica Sterza
Foto www.news.bbcimg.co.uk