Condanna sindaco Falcomatà, nota della Senatrice Minasi. I dettagli
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Condanna sindaco Falcomatà, Senatrice Minasi: «responsabilità politica ed etica impongono le dimissioni, città non può attendere le sorti personali del primo cittadino»
«La conferma in appello della condanna del Sindaco reggino e di sette Assessori della sua giunta ci impone una seria riflessione sulla vicenda che lo riguarda e, soprattutto, sul futuro della città».
La Senatrice Tilde Minasi inizia con queste parole il suo intervento sugli esiti del processo che, anche in secondo grado, ha visto il sindaco di Reggio Giuseppe Falcomatà condannato per abuso d’ufficio assieme alla sua giunta e che comporta un’ulteriore sospensione, per la legge Severino, dai loro incarichi amministrativi.
«Da troppi mesi, ormai – dice la Senatrice – Reggio Calabria è sostanzialmente senza guida. La sospensione del sindaco già a seguito della prima condanna e, adesso, per un ulteriore anno, ha determinato sostanzialmente una sospensione anche nel governo del Comune.
L’attuale Amministrazione facente funzioni, infatti, per quanto volenterosa sta purtroppo dimostrando ogni giorno di più la propria inadeguatezza nel gestire una città metropolitana certamente complessa, com’è Reggio, ma anche ricchissima di potenzialità e, oggi, di nuove opportunità. Opportunità che arrivano dai finanziamenti milionari messi a disposizione da Stato e Unione Europea e che questa inadeguatezza sta rischiando di farci perdere.
Reggio necessita di una guida capace, lungimirante, preparata e fattiva per poter rifiorire. Dunque, alla luce dei fatti e dello stato di degrado e abbandono in cui il Comune versa e che nessuno può negare, in quanto sotto gli occhi di tutti, l’unica strada da percorrere sono nuove elezioni.
Non c’è più tempo da perdere».
Minasi poi prosegue, spostando l’attenzione su un altro aspetto.
«Ho sentito dire al Sindaco che la città “ha retto il colpo, si tratterà di resistere ancora un po’” e alla federazione metropolitana del Pd parlare di “correttezza di un’amministrazione che in questi anni si è impegnata in un delicato lavoro di ricostruzione” e ribadire “piena ed incondizionata fiducia” nell’ operato del Sindaco e degli “altri valenti amministratori”.
Tutto come se nulla fosse successo, come se gli otto magistrati che si sono fin qui pronunciati lo avessero fatto per diletto e come se la sospensione derivata dalla legge fosse campata in aria.
Il partito invoca perfino quanto richiesto dall’Anci, ovvero “una profonda ed ulteriore riforma giuridica” per quanto riguarda “gli effetti della Severino”, un’“anomalia che non danneggia esclusivamente i soggetti destinatari della sentenza, ma l’intera comunità cittadina”. E arriva addirittura a far proprie le parole del Ministro Nordio, ministro del governo Meloni, sulla “necessità di abrogare il reato di abuso d’ufficio”.
Davvero sorprendente, non sono stati proprio i dem i primi a bocciare, con aspre critiche, il referendum promosso dalla Lega, che voleva riformare proprio la Legge Severino? E come, poi, se le responsabilità del primo cittadino e della sua giunta fossero cancellabili con la semplice abrogazione di una norma.
Voglio invece sottolineare che, al di là delle responsabilità penali, per la cui definizione attenderemo il corso della giustizia, e al di là della riforma della Severino, che per primi noi della Lega auspichiamo e perseguiremo, per evitare sanzioni automatiche che paralizzano l’attività amministrativa, c’è un’altra responsabilità, forse ancora più grande dinanzi alla collettività, ed è quella politica, quella legata all’etica, professionale e personale.
La città non può “resistere ancora un po’”, non può legare le sue sorti a quelle personali di un Sindaco e della sua giunta, che per di più navigano a vista senza una meta nella più totale confusione amministrativa.
Manca l’indirizzo politico, le linee di mandato 2020/2025 non sono state mai discusse e votate in consiglio comunale, la città è lasciata in balia degli umori della burocrazia ed è governata sempre in uno stato emergenziale.
Perché, dunque, non restituire la parola ai reggini piuttosto che insistere egoisticamente in comportamenti che stanno privando la propria comunità della guida che merita e dei basilari principi di convivenza democratica?
Se non si teme il giudizio degli elettori reggini Il nostro invito è quello delle dimissioni.
Non c’è più tempo da perdere, lo ribadisco. E’ arrivato il momento di lasciare spazio a nuovi amministratori, scelti nuovamente dalla popolazione.
E, per parte nostra, ci impegneremo affinché questo accada a stretto giro».