Cinque buone ragioni per non interrompere il "Programma Stages 2008"
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In vista del prossimo incontro tra i partecipanti al "Programma Stages 2008" e il Consiglio Regionale, in occasione della prossima assemblea, il 6 luglio 2010, riceviamo da parte degli stagisti questo documento in cui vengono elencate, in cinque punti, le motivazioni fondamentali a sostegno della loro richiesta di non interrompere il "Programma Stages"
A proposito del “Programma Stages”
Cinque buone ragioni perché l’esperienza del “Programma Stage” non si interrompa, anzi ne venga incentivata la prosecuzione.
1. Nel bilancio approvato dalla scorsa legislatura regionale è iscritta una previsione di spesa atta a fare proseguire la nostra esperienza. Ammesso che il capitolo di bilancio in cui quella voce è iscritta non sia quello giusto e vada modificato, quella voce è espressione di una VOLONTA' POLITICA che la nuova amministrazione sta confermando sottolineando in varie occasioni come le grandi professionalità formate debbano essere utilizzate nella rivoluzione burocratica, come sia inammissibile che ogni anno partano dai 30 ai 40 mila giovani verso il nord Italia, addirittura giurando tutela per i migliori a prescindere dalle loro idee politiche (parole del Governatore Scopelliti). Quindi l'intenzione di farci proseguire è trasversale agli schieramenti, persegue un interesse di ordine generale e prescinde dal colore di chi ha attivato questa esperienza.
2. La Regione è un ente dotato di AUTONOMIA FINANZIARIA, oltrechè statutaria, e quindi gode di margini di manovra maggiori rispetto alle altre amministrazioni statali che dipendono dal Governo centrale. Questo dovrebbe valere anche in relazione ai nuovi vincoli imposti dalla legge finanziaria, sulla quale peraltro proprio le Regioni si stanno confrontando col Governo nazionale.
3. Il blocco delle assunzioni a tempo indeterminato e i conseguenti vincoli relativi al personale dipendente non possono estendersi anche alle COLLABORAZIONI ESTERNE, per due motivi: perchè il rapporto di lavoro di tipo parasubordinato è meno vincolante e oneroso per le amministrazioni pubbliche; e poi perché proprio le collaborazioni esterne sono lo strumento che permette alle amministrazioni di sopperire ad eventuali carichi di lavoro aggiuntivi, oppure alle carenze di organico create dalle mancate assunzioni di nuovo personale di ruolo. In altri termini, puntare su rapporti di lavoro parasubordinato (co.co.co, co.co.pro, etc.) può essere un modo per aggirare il blocco delle assunzioni a tempo indeterminato e garantire la funzionalità e l’efficienza dei servizi erogati dagli enti.
4. Non dimentichiamo poi il PROFILO DI ECCELLENZA che caratterizza il percorso del “Programma Stages”: eccellenza nei requisiti di accesso alla selezione iniziale (requisito minimo: laurea con 110/110), ed eccellenza in itinere in relazione alle fasi di formazione intermedia, oltre all'attività propriamente operativa dello stage. Questo ha significato un arricchimento culturale e professionale per i partecipanti al Programma e un significativo aumento di valore del capitale umano a disposizione della Regione. Adesso ci troviamo di fronte a un bivio molto netto: la dispersione di questo capitale, oppure la sua ulteriore valorizzazione attraverso la prosecuzione di questa esperienza.
5. Infine l'idea di un protocollo d'intesa fra la Regione, gli enti locali e le Università, che sta alla base della nostra esperienza e della sua eventuale prosecuzione, può diventare il MODELLO DI UNA SINERGIA fra amministrazioni pubbliche territoriali ed enti di formazione superiore che dia luogo a una sorta di "federalismo delle competenze professionali". Si parla di federalismo fiscale: le imposte sui redditi prodotti in una certa Regione rimangono in quella Regione. Si parla di federalismo demaniale: i beni pubblici localizzati in un certo territorio non appartengono più allo Stato nazionale, ma alla Regione sul cui territorio insistono, che può perfino venderli. In entrambi i casi si tratta di forme di federalismo assolutamente sfavorevoli per una regione come la Calabria, povera di un tessuto produttivo particolarmente solido, o di beni culturali e ambientali di particolare pregio.
Perchè non parlare allora di un FEDERALISMO PROFESSIONALE? E cioè l'idea che le professionalità prodotte in una certa Regione siano incentivate a rimanere e ad essere spendibili all'interno di quella Regione, che nel nostro caso presenta peraltro livelli professionali mediamente molto bassi e che tendono inevitabilmente a scendere proprio perchè i migliori se ne vanno. Una sinergia che si potrebbe d'altro canto estendere, in prospettiva, anche alle istituzioni scolastiche, alla formazione professionale, o al mondo delle imprese, coinvolgendo quindi in una organizzazione programmatica stabile, e gestita dall’Amministrazione regionale, tutte le realtà produttive e formative del territorio.
I partecipanti al "Programma Stages 2008"