Estero
Cile: minatori in trappola raccontano la loro storia
SANTIAGO DEL CILE - La sonda che domenica scorsa ha annunciato al mondo che i 33 minatori cileni intrappolati sotto il deserto cileno di Atacama sono vivi ci ha restituito nuove immagini, piu' articolate ma non meno emozionanti, del modo in cui 33 si sono organizzati per i prossimi mesi, in attesa che i soccorsi li riportino in superficie.
I minatori infatti hanno saputo che non li tireranno fuori di li' prima di Natale, e sembrano aver reagito bene alla notizie dal momento che documenteranno la loro esistenza sotterranea, a 700 metri dalla luce, finchè non verranno restituiti dai soccorsi alla superficie.[MORE]
La televisione cilena ha trasmesso immagini di circa un minuto: "Ci siamo organizzati bene qua sotto. Qui è dove ci incontriamo ogni giorno, dove facciamo progetti, dove preghiamo", spiega nel video uno dei minatori indicando un tavolo e una stanzetta angusta. Al muro, un scaffale con medicinali e bottiglie. Attorno a lui, altri operai mostrano, nonostante la barba lunga e il sudore sulla pelle, di essere in buone condizioni di salute e di spirito. Diversi tra loro hanno perso peso e sono disidratati, ma dopo 21 giorni in cui si credeva fossero morti sono cominciati ad arrivare acqua, alimenti, medicinali e antidepressivi attraverso le sonde calate dalla superficie.
Prende il via, allo stesso tempo, la polemica sul crollo della miniera e sul mancato rispetto delle piu' elementari norme di sicurezza. La famiglia di uno dei minatori ha fatto causa ai proprietari della miniera di Jan Jose e allo Stato che ne ha permesso la riapertura dopo un incidente accaduto nel 2008. Un giudice ha ordinato il congelamento di 1,8 milioni di dollari della proprieta', perche' non vadano spesi prima di un eventuale giudizio che imponga il risarcimento per i minatori.