Catanzaro: Mons. Bertolone, Esortazione al termine della processione di San Vitaliano
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Di seguito il testo integrale Esortazione del Vescovo Mons. Vincenzo Bertolone
Catanzaro 16 luglio 2012 - Carissimi fratelli e sorelle, la processione in onore del santo patrono san Vitaliano, che abbiamo appena compiuto per le vie della città, testimonia con il nostro essere gli uni accanto agli altri la nostra realtà di Chiesa pellegrina, mandata dal Signore per le strade del mondo a condividere il Vangelo della vita con ogni uomo.
Siamo dunque Chiesa in cammino, che continuamente deve fare memoria della sua origine e della strada che la conduce alla meta. In questo nostro andare non siamo soli: ci è compagno per esempio (e non è poco) il cielo, che sostiene e guida i nostri passi. E poi abbiamo il nostro patrono, san Vitaliano, che con la sua esemplarità di vita, ricordata ancora dopo tanti secoli nel giorno della sua festa, ci aiuta a riflettere sulla strada maestra che non dobbiamo mai lasciare: quella della fede operosa e santa.[MORE]
Fin dai primissimi tempi della Chiesa i fedeli incominciarono a rivolgersi, per ottenerne l’assistenza (il “patrocinio”), ad apostoli o a martiri. I Santi patroni, come il nostro Vitaliano, svolgevano compiti simili a quelli di certi angeli menzionati nella Bibbia. Col passare del tempo, paesi, città e nazioni furono posti sotto la protezione dei santi (o del santo) che vi avevano esercitato il proprio apostolato in vita. E nel 1638 papa Urbano VIII decretò che i patroni delle nazioni e dei luoghi dovessero essere santi canonizzati, scelti dal popolo col consenso del clero e dei Vescovi.
Il nostro Vitaliano, alla cui memoria, peraltro, dedicheremo anche la Chiesa del cimitero, dicta vulgo ab immemorabili “chiesa Madre”, è santo patrono con tutti i crismi: ciò corrobora la nostra fede perché nella precarietà dei tempi presenti solo la fede può aiutarci a non cadere vittime della tentazione dell’egoismo ed a conservare l’unità della famiglia di Dio e la speranza eterna di una terra nuova, rigenerata.
Il dono della fede, però, richiede l’impegno di portarla a piena maturazione, di trasmetterla a chi ancora non l’ha ricevuta e di ravvivarla in quei cristiani che l’hanno persa o stanno per perderla. Per fede viviamo una relazione di comunione intima con Cristo, come ci testimonia san Vitaliano. Ma non dobbiamo illuderci: entrare in comunione intima con Cristo esige da parte nostra vivere realmente la comunione di carità con chiunque si trovi in stato di bisogno o di sofferenza (inclusi gli stranieri, che devono trovare accoglienza e integrazione) ed imprimere una maggiore sobrietà al nostro stile di vita, promuovendo significative iniziative di solidarietà.
Purtroppo, nella nostra società fortemente secolarizzata molteplici sono le spinte che tendono a separare la fede dalla vita, il Vangelo dalla cultura, la morale dalla politica, dall’economia, dalla ricerca scientifica, dalla tecnica. Taluni pensano di poter edificare il mondo a prescindere da Dio, di realizzare la storia senza Cristo, di plasmare la società senza la Chiesa. Altri credono che la fede possa sì illuminare le coscienze delle singole persone, ma non accettano che il Vangelo eserciti il suo benefico influsso sull’intera compagine sociale.
È questa la sfida che noi credenti oggi siamo chiamati ad affrontare e che potremo vincere solo a patto che ciascuno possegga una fede più matura, adulta, convinta e capace di testimoniare. Gesù, attraverso san Vitaliano, ci chiama ad essere suoi testimoni nelle strade delle nostre città e paesi, minacciati dalla tentazione dell’indifferenza e del disimpegno, offrendo il meglio della nostra vocazione e della nostra vita per l’edificazione della Chiesa, lo sviluppo della società civile e la diffusione della coscienza del bene comune.
Fratelli e sorelle, lasciamoci guidare da san Vitaliano, dal suo relazionarsi mite e cordiale, dalla capacità di perdonare, dall’impegno di cercare sempre il bene più grande e accessibile a tutti. Mi sia consentito rivolgere una parola particolare a quanti sono impegnati nell’amministrazione della cosa pubblica: passate le elezioni, ciascuno contribuisca all’imporsi del bene comune attraverso soluzioni eticamente valide ed economicamente sostenibili, le sole atte a dare risposte concrete a quanti rischiano di perdere il posto di lavoro, alle migliaia di giovani che non possono costruirsi un futuro a causa della disoccupazione, alle famiglie che versano in condizione disagiate ed alla famiglia in sé, entità fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna, ambito di cura della persona e di condivisione dei bisogni materiali e immateriali, unico luogo in cui le relazioni e la solidarietà intergenerazionali possono essere acquisite e favorite.
E poi, ancora, in modo particolare in questa nostra città in cui tante, tantissime realtà sociali che ispirano il loro essere ed il loro agire al divino precetto della carità evangelica per difendere la dignità delle persone fragili, non trascuriamo il destino di quelle strutture e di quegli operatori, molti dei quali insieme ai loro cari qui presenti, costrette ad una situazione di grave sofferenza personale dalle promesse non mantenute e dai continui rinvii, eppure comunque e sempre in prima linea nelle trincee del disagio e dell’emarginazione.
La politica non dimentichi. Non guardi ad altro. Piuttosto, si lasci illuminare nelle sue scelte dal Vangelo di Cristo e dai principi della dottrina sociale della Chiesa, per costruire una nuova cultura sociale fondata sui valori della solidarietà, della partecipazione, della giustizia e della legalità.
Nessuno si illuda: il risanamento economico e sociale, locale e nazionale, sarà possibile solo con il fattivo contributo di ogni cittadino, ciascuno secondo la propria condizione culturale e lavorativa. Per riuscirci, bisogna bandire dal vivere civile gli atteggiamenti e gli stili di vita che offendono di fatto la giustizia e impediscono il consolidarsi di una cultura dell’onestà. Mi riferisco a furberie quali l’evasione fiscale: la storia insegna che tali comportamenti, illeciti in sé, protraggono nel tempo le loro conseguenze, investendo anche le ignare generazioni future. Insomma, bisogna far sì che tutte quelle strutture di peccato che nel tempo si sono consolidate e stabilizzate vengano debellate e sostituite con strutture di bene che si costruiscono sugli atti virtuosi, tanto dei singoli amministratori quanto delle persone che ad essi si rivolgono per vedere riconosciuto un loro diritto. Ed a chi auspica che forte si levi il grido di un maestro, dico di guardare non in terra, ma in alto, all’unico Maestro, a Gesù crocifisso.
«I discorsi non bastano più, l’orologio della storia segna l’ora in cui non è più solo questione di parlare di Cristo, quanto piuttosto di diventare Cristo, luogo della sua presenza e della sua parola». Lo affermava lo scrittore Pavel Evdokimov: ce lo ricorda oggi, nel giorno della sua festa, il nostro santo patrono. Per questo, carissimi fratelli e sorelle, invochiamo sulla nostra Città la benedizione di Dio chiedendo a san Vitaliano di intercedere per noi presso la Santissima Trinità affinché Catanzaro sia sempre più una città in cui la Parola di Dio fatta carne abiti stabilmente perché favorevolmente accolta, ascoltata, messa in pratica.