Catanzaro: apprezzare il dialetto attraverso il teatro
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CATANZARO -.In questi giorni il Teatro Masciari di Catanzaro ha ospitato e continua ad ospitare una rassegna del Teatro vernacolare, promossa dall’Amministrazione comunale su impulso dell’Assessore Argirò e del dirigente dr. Megna.
Questa bella iniziativa, che ha visto e che vedrà 7 compagnie catanzaresi alternarsi sul palcoscenico dello storico teatro Masciari è sicuramente un modo per far apprezzare l’importanza del dialetto attraverso la rappresentazione teatrale.[MORE] Questa rassegna rende in qualche modo giustizia ad un genere teatrale che più di altri fatica a farsi conoscere, probabilmente le ragioni sono da ricercarsi nella strana convinzione che il teatro dialettale sia un teatro di serie B, un teatro superficiale, leggero, sciocco forse.
In realtà si dimostra il contrario, il teatro dialettale piace, incuriosisce, suscita nello spettatore spunti di riflessione, fa sorridere e nel contempo fa riflettere.
Del resto il dialetto è la nostra cultura, appartiene al nostro modo di essere, il nostro modo di appartenere ad una società in cui ci si riconosce più velocemente.
Nessuno può negare che nelle nostre famiglie si continua ad usare prevalentemente il dialetto, abbiamo di sicuro rielaborato i c.d termini arcaici, abbiamo “italianizzato” cioè il dialetto, ma tutto sommato continuiamo a ricorrere all’eloquenza delle parole dialettali.
Certo, a tal proposito, sarebbe auspicabile che i singoli autori di commedie dialettali non perdessero di vista quelli che sono i costumi di una singola società, senza alterarne necessariamente i tratti rappresentativi.
Non è necessario ottenere a tutti i costi la risata, perdendo di vista le sfumature e le peculiarità di una comunità ristretta, legata a precise abitudini, a precise locuzioni, a precise movenze.
Questo talvolta purtroppo accade ed il rischio è che la commedia appaia troppo poco verosimile, troppo “annacquata” e lontana dalla realtà, tutto ciò è ovviamente legata alla sensibilità di ogni singolo autore.
Proprio in questi giorni si sta parlando di uno dei grandi del teatro dialettale catanzarese, Nino Gemelli.
A lui si vuole intitolare una via, proprio a lui, propulsore del teatro dialettale, fautore del teatro popolare catanzarese, lo trovo giusto e anche doveroso per una città che ha avuto molto da Nino Gemelli.
Avendolo conosciuto di persona, non fatico a riconoscergli una grande maestria, ma soprattutto la grande sua convinzione rispetto all’importanza di mantenere vive le tradizioni ed il dialetto quale connotazione indiscutibile di una città.
Catanzaro deve molto ad un concittadino che ne ha saputo raccontare le sfumature più improbabili.
Nino Gemelli, insieme ad un altro grande autore di commedie belle e di grande successo, ovvero Ciccio Viapiana, hanno dato molto a questa città e se oggi vi è la presenza di tante compagnie, molti di noi dobbiamo certamente riconoscere loro l’averci trasmesso questa dedizione.
Ci hanno trasmesso la passione per il teatro, il saper cogliere sfumature rispetto alle dinamiche della vita che in veste teatrale possono e devono essere rappresentate sulla scena,
Ciccio e Nino, hanno impostato tutta la loro vita sul teatro, non risparmiando fatiche e tempo pur di mantenere viva questa passione.
Io, che ho avuto la fortuna e l’onore di lavorare a stretto contatto, per oltre 14 anni, con il bravissimo Ciccio Viapiana, da lui ho imparato cosa vuol dire passione, cosa vuol dire teatro…
Proprio nel giorno in cui si parlava dell’importanza del teatro vernacolare in questa città, Ciccio Viapiana si è spento, di fronte ad una folta presenza di spettatori, gli stessi spettatori che ne apprezzavano i suoi bei lavori di autore, di poeta, di ottimo narratore delle nostre tradizioni popolari.
Ha dato quindi la vita per il teatro…ed anche lui merita il giusto riconoscimento.
Io che scrivo commedie, che formo giovani ragazzi, i quali si vogliono accostare al teatro, mi chiedo spesso se il teatro vernacolare piace ancora… presuntuosamente credo proprio di si, piace perché è immediato, parla a tutti, grandi e piccoli e sta a noi che scriviamo il compito di individuare comportamenti che trasmettano i giusti valori di un tempo ed i valori di oggi, consapevoli che lo spettatore osserva, giudica, imita.
Se abbiamo saputo trasmettergli anche spunti di sana riflessione e di intima introspezione, sicuramente avremo avuto successo non necessariamente sul palcoscenico ma almeno nella vita.
Mario Sei