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CATANZARO, 16 NOVEMBRE - Il tema che sta interessando in queste ultime settimane i catanzaresi è la decisione dell'amministrazione comunale di portare in centro il corso di Laurea di Giurisprudenza e sul quale molti sono i pareri contrastanti. Certo è che tale scelta sicuramente può contribuire a portare respiro al centro storico, indipendentemente dallo stabile che si riterrà più idoneo. I giovani sono la vera forza trainante di una città, che diversamente annaspa. E questo è un dato di fatto ed è incontrovertibile, poco si può dire al riguardo. L'università in centro porta inevitabilmente all'apertura di librerie universitarie, affitto di camere, si spera circoli culturali, accesso a biblioteche ed una serie di servizi strettamente correlati alle esigenze degli studenti.
Il tema, a mio avviso, però su cui bisogna invece porsi delle domande è un altro... Quanto amiamo Catanzaro?
Infatti, il problema resta sempre lo stesso, dimostriamo di amare poco la città, di viverla solo in occasioni particolari e di frequentarla sempre meno (mi riferisco al centro storico). Unica giustificazione che riusciamo a dare è sempre la stessa (a torto o a ragione) ovvero che la politica ha fallito. In parte è vero, in parte non lo è, ma qui si apre un dibattito serrato che non può essere scevro da condizionamenti o ideologie politiche (se ancora esistono). Certamente prendersela tout-court con i rappresentanti politici ci deresponsabilizza e ci mette al riparo dai sensi di colpa, già perché non contribuire allo sviluppo della città ed al suo progresso, è una responsabilità anche nostra. Il problema, infatti, è proprio questo, involontariamente o inconsapevolmente, la affossiamo, ogniqualvolta scegliamo altri luoghi per lo shopping, per lo svago, per lo studio. Ma non ci limitiamo a fare solo questo, facciamo di peggio... Continuiamo a denigrare la città, con la complicità di quelli che ne parlano male o comunque, nella migliore delle ipotesi, non ne prendiamo le difese. Siamo rassegnati ad essere la Cenerentola del mondo ed ormai ce ne siamo convinti A definirla o a consentire di definirla un paesotto.
Sembrerà secondario il problema ma in realtà non lo è. Abbiamo, con il nostro scarso attaccamento alla nostra città, preso l'abitudine di non parlarne, di parlarne male o addirittura di vergognarcene. Come possiamo pretendere che poi siano gli altri ad amarla, visitarla, studiarci o addirittura (blasfemia) viverci? Non ne andiamo fieri, anzi tutt'altro e ciò consente a chicchessia di discriminarla, anche sui cosiddetti tavoli che contano. Anche quando ci sono circostanze o aspetti di questa città positivi noi riusciamo a farli diventare negativi, spregevoli, inutili, li denigriamo. La politica a più ampio respiro ci ha penalizzati e, a titolo di mero esempio, La notte piccante non è stata più sostenuta (credo sia chiaro cosa accade nelle scelte che vengono fatte).
Ciò ha portato a far perdere anche peso ed autorevolezza ai rappresentanti istituzionali (trasversalmente e nessuno esente) che nella migliore delle ipotesi sono il piano B, se non Z a scelte che vengono fatte a livello centrale. Ci infastidiamo quando rappresentanti del Governo non ci scelgono, sapete perché? Perché noi consentivano a tutti di scegliere altro, perché anche secondo noi tutto ciò che non è catanzarese e tutto ciò che non è Catanzaro è comunque meglio, a prescindere, per il solo fatto di non essere catanzarese. Ce ne siamo così tanto convinti, al punto tale di essere diventata una moda, un fatto culturale. Siamo ciechi anche di fronte a fatti positivi. Innegabile l'importanza della teatro Politeama e della sua stagione teatrale ad esempio, piuttosto che il comunale, per il quale sono state fatte scelte coraggiose da chi lo gestisce ma, nella valutazione sentiamo tanti commenti negativi, senza contare che le altre città calabresi non hanno una stagione teatrale ed altre non hanno neanche il teatro. Come si può negare l'esistenza e la bellezza del parco della Biodiversità, dei Musei, delle bellezze naturali... Tutto passa in secondo piano.
A chi di noi non capita di dire che a Catanzaro non c'è niente, che i giovani sono costretti a scappare, che i negozi sono vetusti (però poi piangiamo per la chiusura delle attività). Non teniamo conto di due aspetti, il primo è che cosa s'intende per "non c'è niente" ed il secondo che il fenomeno migratorio è generale. I calabresi vanno a Milano, i Milanesi guardano a Londra, i Londinesi guardano a New York, forse è un problema di natura diversa?
Il fenomeno dell'esodo dal Sud verso il nord non riguarda, evidentemente solo Catanzaro ma l'intero meridione.
Inoltre, altre consorelle, se non addirittura quartieri stessi della città (tutto ciò è paradossale) recriminano un "potere" che non hanno e che indebolisce il tessuto sociale e culturale della città. Sentiamo e leggiamo dappertutto che Catanzaro è brutta, Catanzaro non ha niente (in parte è vero, in parte è strumentale) ciò ha fatto la fortuna, addirittura, delle città consorelle (lì tutto è grande, tutto è bello, tutto funziona). Questo bombardamento continuo rappresenta la loro fortuna (perché la massa ne è convinta e quindi ci si va a fare shopping, si iscrivono i figli all'università e così via...)
Strumentalmente e con la complicità di qualche poltichicchio, che si accontenta di uno puffo e non di una poltrona, hanno "convinto", purtroppo anche i catanzaresi che loro hanno la supremazia sulle istituzioni (purtroppo in parte è vero) ed addirittura un diritto di prelazione sugli scranni più alti.
Noi, catanzaresi, siamo i primi ad averlo consentito, screditando l'intera classe politica e cosa ancora più grave la città.
Eppure, se un catanzarese mette insieme i pezzi, legge con attenzione gli articoli di giornale, le inchieste giudiziarie comprende, forse, che non è che gli altri se la passino meglio di noi. La differenza però, ed è immediatamente rinvenibile sui social, che gli altri non criticano le scelte dei loro politici, anzi ne esaltano le azioni. Ad esempio le luci di Natale sono motivo di orgoglio e di attrazione per loro, il presepe per noi apre un dibattito da voltastomaco. Commenti sui social di basso profilo scoraggiano anche i buon intenzionati anche a farsi un giro a vedere questo presepe come sarà. Insomma una pubblicità negativa, un marketing al contrario che mortifica la città. Tutto ciò porta un vantaggio di immagine per loro ed una mortificazione per noi.
Facciamo un altro esempio... Se un nostro amico o un forestiero ci chiede in centro dove si può mangiare, capita sovente di sentir dire, a quest'ora è impossibile arrivare, troppo traffico... Un albergo? Meglio se lo prenoti verso Lamezia così raggiungi prima l'aeroporto. Il Morzello? Non credo ti piacerebbe, ha un sapore forte, e così via. Sembra sciocco tutto ciò che affermo? Forse.... È se invece siamo sciocchi noi catanzaresi che ci castriamo da soli. Come possiamo pretendere che gli altri promuovano la nostra città se noi che abbiamo il dovere, perlomeno morale, di farlo, non lo facciamo. Questo è amore per la città? Riflettiamo e nel frattempo proviamo ad apprezzare, promuovere, ma soprattutto vivere più da vicino ciò che abbiamo!
Mario Sei