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BARCELLONA, 14 MAGGIO – A distanza di cinque mesi dalle consultazioni del 21 dicembre, quando i cittadini della Regione catalana erano stati chiamati alle urne per rinnovare il mandato nei confronti dei propri rappresentanti presso il “Parlament” locale, oggi l’indipendentista Quim Torra è stato eletto Presidente della “Generalitat de Catalunya”, in sostituzione del deposto ed esiliato Carles Puigdemont. [MORE]
Torra, avvocato, editorialista e scrittore ideologicamente vicino ai movimenti indipendentisti catalani, ha ottenuto i 66 voti necessari per l’elezione proprio dai deputati di Junts per Cat ed Esquerra Republicana, le due liste che negli scorsi mesi si sono fatte portavoce delle istanze autonomiste. Naturalmente, contro l’elezione del 55enne alfiere di Puigdemont si sono invece schierati i gruppi unionisti e costituzionalisti, da Ciudadanos ai socialisti, fino a Podemos, raggiungendo il numero di 65 voti a sfavore, poi risultati comunque insufficienti a causa dell’astensione dei 4 Parlamentari della CUP (il partito indipendentista radicale, che avrebbe addirittura spinto per una rielezione del Presidente uscente). L’astensione della CUP si era verificata anche al primo turno di scrutinio, laddove però sarebbe stato necessario per l’elezione raggiungere la maggioranza assoluta di voti a favore dello stesso candidato piuttosto che quella semplice, in base a quanto previsto dallo Statuto della Regione catalana.
Proprio durante il primo turno di votazioni, l’ora neoeletto Presidente ha tenuto un discorso in cui ha confermato l’intenzione di costituire una autonoma “Repubblica Catalana” ed ha ribadito la sua lealtà al mandato che sostiene essere stato espresso dalla popolazione locale nel famoso referendum sull’indipendenza del 1 ottobre 2017. Già a margine delle operazioni di voto, queste parole avevano destato polemiche da parte delle opposizioni nel parlamentino catalano, le quali in linea con il Governo centrale di Madrid sostengono l’illegittimità del referendum ed auspicano un confronto più morbido e meno drastico per far valere le istanze dei cittadini della Regione.
Difficilmente, però, l’elezione di Quim Torra contribuirà a distendere gli animi tra Catalogna e Governo spagnolo, dal momento che il nuovo Presidente è considerato esponente dell’ala dura dell’indipendentismo, per di più privo di qualsiasi esperienza politica precedente. Egli ha iniziato a farsi conoscere all’interno dei circoli secessionisti dopo aver fondato una casa editrice specializzata nel recupero di testi di giornalisti catalani risalenti agli anni della Seconda Repubblica Spagnola ed al periodo franchista. Torra è stato inoltre responsabile del Centro Culturale che si occupa della gestione del Mercato del Born, uno spazio architettonico in cui sono esibite rovine risalenti al 1714, quando alcune zone della città di Barcellona furono distrutte dalle truppe franco-spagnole della monarchia borbonica. Successivamente, ha fatto anche parte della direzione dell’associazione ANC, responsabile di numerose manifestazioni dedicate a promuovere la secessione della Regione catalana dallo Stato spagnolo.
Lo stesso avvocato, neoeletto Presidente, fu tra i primi fedelissimi a recarsi a fare visita a Carles Puigdemont nei giorni successivi all’arresto di quest’ultimo, avvenuto in Germania nel mese di marzo (dopo che gli erano stati contestati i reati di ribellione, sedizione ed appropriazione indebita di denaro). Molti vedono quindi in Torra una sorta di longa manus di Puigdemont ed un tentativo da parte di quest’ultimo di mantenere il controllo sulla politica regionale catalana nonostante la permanenza forzata a Berlino, dove si trova in regime di libertà controllata con obbligo di firma in attesa che venga accolta la sua richiesta di estradizione in Spagna.
L’elezione di Quim Torra, in ogni caso, per il momento ha posto fine ad un lungo periodo di paralisi istituzionale dovuto proprio alla destituzione di Puigdemont, resasi necessaria dopo la dichiarazione unilaterale di indipendenza che era stata votata dal parlamentino di Barcellona; il 28 ottobre 2017, dunque, le funzioni di presidenza erano state assunte da Soraya Sáenz de Santamaría in qualità di commissario straordinario del Governo in applicazione dell’art. 155 della Costituzione spagnola, norma che appunto consente al potere esecutivo centrale di obbligare le Comunità Autonome a rispettare determinate disposizioni costituzionali o di legge, nonché di controllarne direttamente le autorità qualora esse ne violino taluna.
Il nuovo Presidente della Generalità catalana, peraltro, pur essendo stato già sostanzialmente eletto dal Parlamento locale, dovrà ora presentarsi dinanzi al Re di Spagna per ricevere la vera e propria nomina, necessaria per entrare in carica. Pur trattandosi teoricamente di una condizione esclusivamente formale, non è escluso che in occasione di tale passaggio istituzionale possano emergere ulteriori polemiche e dissapori nei rapporti tra Barcellona e Madrid.
Francesco Gagliardi
Fonte immagine: vozlibre.com