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MILANO, 08 AGOSTO 2012- I dati diffusi dalla Cgil, ottenuti rielaborando i dati dell'Inps, relativi alla Cassa integrazione, sono davvero poco confortanti: sono 143.393.626 le ore di cassa integrazione registrate in Lombardia dall’inizio dell’anno a luglio, per un totale di 117.922 di lavoratori a zero ore. Questo dato la colloca al primo posto seguita, a debita distanza dal Piemonte (83mila ore per 68mila lavoratori).
In termini percentuali, il balzo in avanti della cassa integrazione ordinaria è pari al 56,17. E se la 'straordinaria' diminuisce del 21,31 per cento, comunque non bisogna illudersi, "I datori di lavoro possono aver preferito collocare in ferie il personale in esubero, oppure sono aziende che chiudono e quindi smettono di utilizzare l’ammortizzatore sociale", afferma Nino Baseotto, segretario generale della Cgil Lombardia. [MORE]
Infatti, a conferma di ciò arriva, oltre che dall’aumento della cassa integrazione in deroga (+21,50 per cento), dai licenziamenti. Il ricorso all’indennità di mobilità è cresciuto del 9,25 per cento, mentre l’indennità di disoccupazione è aumentata del 34,43 per cento. A questo, si aggiunge il dato dei frontalieri, i residenti che dalle province di Sondrio, Como e Varese, fanno i pendolari in Svizzera per lavoro: quelli che restano a casa aumentano del 140,82 per cento. E così, in totale sotto la voce “chiusure di rapporti di lavoro” si legge 25,36 per cento, preceduto dal segno più.
Nello specifico, a far ricorso alla cassa integrazione l’industria, dove le ore autorizzate sono state 104 milioni e 361mila. Poi abbiamo: il commercio (15,051 milioni di ore), l’artigianato (13,410 milioni) e l’edilizia (10 milioni e 436mila). In riferimento allo stesso periodo del 2011, si registra un incremento del 5,71 per cento il quale, come sostiene Baseotto, "Non sarebbe una percentuale altissima, se il raffronto fosse con un periodo normale. E invece bisogna sommare questo dato a tutte le ore di cassa integrazione di cui hanno usufruito le aziende a partire dal 2008".
La situazione è particolarmente critica per il settore dell’hitech. A rischio aziende come l’Alcatel Lucent, di Vimercate, la Jabil a Cassina de’ Pecchi, che ha messo in mobilità i 1350 lavoratori impegnati nella produzione di apparati a microonde per l’accesso a reti fisse e mobili. In difficoltà anche: Bames, Ditec, Franco Tosi, Italtel, Medtronic Invatel.
Come, purtroppo, Baseotto, ha evidenziato, "Non c’è alcun segnale di ripresa e di inversione di tendenza. Né dai settori ad alta tecnologia, nei quali la crisi dura da tempo, né da altri, come la green economy, che inducevano a sperare. La crisi politica in Regione non aiuta. Perché il Pirellone continua a svolgere un ruolo positivo, finanziando gli ammortizzatori in deroga. Ma qui non ci si può limitare a tamponare le ferite: bisogna curare il malato, facendo ripartire la crescita. E per far questo ci vorrebbero una giunta e un presidente concentrati su questo e legittimati".
(Fonte: La Repubblica)
Rosy Merola