Caos turistico in alta montagna, un'emergenza
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TRENTO, 3 SETT - Le immagini di alcune località del Trentino , quali la Val di Rabbi, l’Alpe di Siusi, il Lago di Braies, compaiono negli opuscoli turistici internazionali, nei calendari, talvolta nei dipinti. Nelle scorse settimane sono apparse però in una veste a dir poco angosciante, agli antipodi con la rilassatezza che questi luoghi ispirano naturalmente. Le foto diffuse dai media hanno evidenziato scenari un tempo impensabili per questo tipo di località , quali code di centinaia di metri di escursionisti sui sentieri più battuti, parcheggi debordanti di auto, ingorghi inestricabili. Una situazione di potenziale degrado paesaggistico e ambientale senza precedenti.
Luigi Casanova, presidente onorario di Mountain Wilderness Italia, ha raccolto alcune sue considerazioni in una lettera intitolata "La montagna che scoppia".
"La situazione di oggi, dopo l’esperienza Covid della primavera, è drammatica e visibile a tutti. La pandemia non ha insegnato nulla, né al mondo politico né ai cittadini, la montagna evidenzia i segnali dello sfinimento” si può leggere nel documento. Ma non solo: "i crinali prativi causa un eccesso di calpestio, hanno perduto definitivamente la cotica erbosa innescando fin dall’alta quota processi erosivi dei pascoli inarrestabili”.
Appare quindi evidente la necessità di interventi drastici, per evitare il peggio, nelle aree alpine e dolomitiche. Quali? L’eliminazione o riduzione di parcheggi sui passi o comunque sui luoghi più frequentati, ad esempio, costringendo gli ospiti a fermare le loro auto presso le abitazioni o gli alberghi e servirsi negli spostamenti solo dei mezzi pubblici. Se necessario, si potrebbe inoltre imporre il numero chiuso, ai laghi, ai passi, alle vette più famose, alle funivie e seggiovie. Parchi dei divertimenti in Italia ce ne sono, sarebbe sconsiderato equiparare ad essi le nostre montagne più rinomate.
Testo e foto di Raffaele Basile