Caos Siria: le strategie geopolitiche di Putin che spaventano tutti
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MOSCA, 14 SETTEMBRE 2015 – Le più che trasparenti intenzioni della Russia in Siria potrebbero guastare le feste alla Turchia, nel suo tentativo di creare una safe zone a nord di Aleppo. Anche se i media siriani non ne parlano apertamente, pare infatti che l'obiettivo principale di Mosca sia in sostanza di stabilire la prima base aerea militare nella regione mediorientale, notizia strettamente connessa alle indiscrezioni secondo le quali il porto di Tartus potrebbe subire delle estensioni in un futuro piuttosto imminente. Cambiamenti che porterebbero a un naturale cambiamento di equilibri nell'area.
Secondo quanto riportato dal giornalista dall'Al-Watan Thierry Meyssan, «La Siria ha rifatto da capo l'aeroporto di Latakia: il suolo è stato livellato, ed è stata costruita una nuova pista per i velivoli russi. I lavori sono cominciati all'inizio di agosto, e non conoscono sosta. Dovrebbero terminare nei prossimi giorni, ma i russi stanno già portando nel sito armi particolarmente sofisticate e soprattutto numerose immagini satellitari. Ciò cambierà totalmente la situazione; finora solo i jihadisti erano in possesso delle immagini satellitari».
E poi c'è Tartus. La Russia sta attualmente usando la base navale a sud di Latakia, e nonostante il porto risulti poco pratico per alcune imbarcazioni, Tartus è diventata una sorta di simbolo della cooperazione militare tra la Russia e la Siria, con tanto di base radar russa. Mosca vanta una cooperazione militare con Damasco sin dai tempi del precedente presidente siriano Hafez al-Assad, e già nel 2009 aveva rinnovato e modificato alcune aree del porto. Secondo altre indiscrezioni, la base potrebbe anche essere completamente spostata in un'altra località, nello specifico a Rmaileh, a nord di Jableh. La ricollocazione della base a Rmaileh risolverebbe non pochi problemi di carico e scarico delle imbarcazioni russe, al momento impegnate – con non poche difficoltà – ad effettuare tutti i tipi di operazioni simili a Lakatia, garantendo così alle forze militari russe una più integrata struttura.
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Le fonti occidentali interpretano l'incremento della forza militare russa in Siria come un ulteriore tentativo di supportare il regime di Assad, o una mossa per prendere parte alla coalizione anti-ISIS. Ma a quanto pare c'è qualcosa di più grosso in ballo. Il quotidiano filo-governativo Al-Watan ha parlato della seconda base militare a Jableh. E in un articolo uscito su Al-Arabiya, Theodore Karasik ha riportato che, secondo il Consiglio di Cooperazione del Golfo, il piano include il dispiegamento di circa 3.000 russi tra istruttori, consiglieri, specialisti della logistica, personale tecnico e piloti di aerei MiG-31. E la Russia fa sapere che non ne ha mai fatto un segreto, portare personale militare in Siria per una cooperazione con il regime di Damasco.
La posizione strategica presso Jableh porterebbe senz'altro a delle modifiche degli equilibri presenti oggi sul suolo siriano. I radar russi stanno già monitorando i movimenti delle forze di opposizione siriana nei pressi del confine turco. Una base a Jableh garantirebbe la possibilità di un intervento più efficace e rapido nella crisi siriana. Sempre su al-Watah si legge che la Russia sta fornendo immagini satellitari a Damasco, oltre a raccogliere informazioni per valutare lo spiegamento di forze della coalizione internazionale. E la tattica russa richiama i tentativi di Ankara di creare una safe zone a nord di Aleppo: in questo modo la Russia opporrebbe l'area prescelta dalla Turchia, che disterebbe appena 93 miglia da Jableh.
Finora Ankara ha convogliato i propri sforzi militari contro il PKK, ma non ha di certo sottovalutato i propri piani e le ambizioni a creare la zona-cuscinetto. Ankara sta pure sfruttando la crisi dei profughi in Europa per promuovere la propria idea di safe zone. Ne è un esempio la dichiarazione fatta dal primo ministro turco Ahmet Davutoglu a seguito della pubblicazione della foto del piccolo Aylan al-Kurdi, ritrovato sulle spiagge di Bodrum; Davutoglu ha dichiarato: «Per quattro anni abbiamo provato a convincere l'Occidente a creare una zona cuscinetto per proteggere i siriani. Il corpo senza vita del piccolo Aylan dovrebbe suonare come un avvertimento». Davutoglu ha inoltre accolto un commento di David Cameron, il quale avrebbe intenzione di spiegare un contingente militare inglese nella safe zone “per proteggere i rifugiati”.
Oltre alla Turchia, la presenza militare russa in Siria interessa anche Israele, che di tanto in tanto entra nello spazio aereo siriano e occasionalmente colpisce obiettivi nell'area. Il quotidiano libanese Al-Akhbar ritiene che la presenza militare russa in Siria renderebbe lo spazio aereo siriano decisamente off-limit per i velivoli israeliani. Ma di base vi è l'implicita consapevolezza che l'attività di Mosca a Jableh non risulti essere solo pro-Assad anti-ISIS, ma sulla base di obiettivi “a lungo termine” si prospetta l'intenzione di avere un ruolo decisivo sui meccanismi che muoveranno l'area in un futuro piuttosto vicino.
Anche Washington non sta affatto sottovalutando la nuova decisione di Putin di entrare a far parte dei giochi. Lo scorso 8 settembre, il portavoce della Casa Bianca Josh Earnest ammoniva le mosse militari russe, in quanto avrebbero soltanto portato a “più vittime, più rifugiati, e contrasti con la coalizione anti-ISIS”. Stessi timori sono stati ripetuti il giorno dopo dal segretario di Stato John Kerry al suo omologo russo, Sergey Lavrov. In risposta alle manovre militari di Mosca, Washington ha chiesto a Bulgaria e Grecia di chiudere il loro spazio aereo ai velivoli russi. Entrambi i paesi hanno “onorato il monito americano”, di contro però si è “scomodato” l'Iran, che invece ha aperto lo spazio aereo ai mezzi russi che volano verso la Siria. Anche il governo di Baghdad è molto vicino alle idee di Teheran, e il binomio Iran-Iraq potrebbe ampiamente favorire le manovre militari russe. Lo spazio aereo turco è tagliato fuori dai bisogni di Putin, da quando, nell'ottobre del 2012, un aereo russo fu costretto ad atterrare per controlli.
Le recenti mosse militari russe arrivano poco dopo le dichiarazioni di Vladimir Putin sull'intenzione di fornire una soluzione politica alla crisi in Siria. Riguardo l'intenzione di Assad di accettare un piano russo per garantire la pace, Putin ha dichiarato che “il presidente Assad sarebbe intenzionato a promuovere nuove elezioni, e a prendere in considerazione anche l'apertura di un dialogo con la 'parte sana' dell'opposizione”. Nonostante Putin sia particolarmente preoccupato della situazione in corso in Ucraina, non sembra voler trascurare il Medio Oriente, con il doppio scopo di modificare gli assetti di potere a favore di Damasco e prendere un domani parte al tavolo delle trattative 'che contano'.
Foto / Fonte: al-monitor.com
Dino Buonaiuto