CANNES 65, la prima giornata: Wes Anderson così così, Moretti mordace, la Canalis audace
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CANNES, 17 MAGGIO 2012 - Il Festival di Cannes ha preso avvio, tra gli scatti glamour dei fotografi attenti a scollature e look, i pedinamenti dei reporter a caccia delle star e – ci mancherebbe – gli occhi dei critici puntati sulle prime opere in concorso.
Accoglienza tiepida per il primo film in concorso, Moonrise Kindgom di Wes Anderson. La "fuitina" di due adolescenti, inseguiti dal cagnaccio arrugginito Bruce Willis, ha suscitato i timidi applausi alla prima proiezione riservata alla stampa. Nel cast, mosaico fantastico ma dalle tessere forse non incastrate a perfezione, anche il capo scout pasticcione Edward Norton ed Bill Murray, padre della ragazzina. Quest’ultimo ha scherzato con Willis: «Certo che se si è ridotto a fare lo sceriffo di un’isola deserta è proprio alla fine della sua carriera d’azione!».[MORE]
Gli stessi attori sono stati anche i protagonisti del red carpet, dove gli applausi più scroscianti sono stati però riservati a Diane Kruger, Jane Fonda ed Eva Longoria, dallo strascico lunghissimo. Grande entusiasmo anche per la giuria presieduta da Nanni Moretti, davvero di casa sulla Croisette: con perfetto francese, il regista ha ringraziato la Francia, «paese che, contrariamente ad altri, riserva sempre un ruolo importante al cinema». Facile immaginare quali siano gli “altri”. Moretti ha anche promesso di essere un Presidente di Giuria molto democratico: «Non sono solo, siamo in nove, e io purtroppo sarò un presidente di giuria molto democratico». Il “purtroppo” è un condensato di quell’ironia che conosciamo bene.
Sullo schermo, invece, sfilavano vita ed opere di Woody Allen e Roman Polanski, protagonisti di due documentari biografici. Quasi come se le biografie fossero intonate al cinema dei due, il documentario su Allen, di Robert Weide, è stato gradevole e tradizionale, mentre il secondo, del franco-americano Laurent Bouzereau, nasconde dietro un andamento felpato (domande discrete, testimonianze affettuose, riprese bilanciate) una vena drammatica, che emerge negli episodi più scioccanti della vita del regista: la famiglia finita nei campi di concentramento, l’uccisione di Sharon Tate ad opera della setta di Charles Manson, il processo di stupro che lo assilla da 30 anni.
Cannes è anche terra cinematografica di anteprime. Così, la scuderia DreamWorks, con in testa il Presidente Jeffrey Katzenberg, ha presentato in anteprima alcune sequenze del film Le cinque leggende, con protagonista Alec Baldwin nei panni di un Babbo Natale piuttosto insolito: armato di spadone, con l’accento russo e le parole “buono” e “cattivo” tatuate sulle braccia. Oltre a quest’ultimo – “siamo come gli Avengers, però a cartoni”, ha dichiarato – erano presenti Isla Fisher (la Fata del dentino) e Chris Pine (Jack Frost).
Che il Festival sia festaiolo, sebbene resti votato al grande cinema, lo conferma l’ibrida performance di Sacha Baron Cohen, il comico reso celebre da Borat. Di buon mattino, barba lunga, occhiali scuri e divisa militare alla Gheddafi, l’attore è apparso davanti all’hotel Carlton per pubblicizzare il film in uscita in Italia il 15 giugno ispirato a Saddam Hussein: Il dittatore di Larry Charles. Sullo yacht insieme ad Elisabetta Canalis, con cui ha regalato un paio di gag pepate, Cohen ha poi provocato un ingorgo sfilando in sella ad un dromedario. In attesa che il concorso entri nel vivo, e l’ingorgo sia di pellicole.
(foto: Sacha Baron Cohen si fa manipolare dalla destra Canalis per pubblicizzare Il dittatore)
Antonio Maiorino