Entra nel nostro Canale Telegram!
Ricevi tutte le notizie in tempo reale direttamente sul tuo smartphone!
MILANO, 8 Novembre 2011 - Cose da ricchi, lussi per pochi. Fino a pochi giorni fa il famoso e tanto temuto redditometro, che incrocia i dati delle spese effettuate dai cittadini con i dati dei loro redditi per verificare se si stanno commettendo delle infrazioni, si occupava solo di auto di grossa cilindrata, yacht e super attici in quanto considerati beni accessibili solo ai portafogli più gonfi.[MORE]
La novità è che dalla prima settimana di Novembre (in via sperimentale, per poi diventare definitiva da Febbraio 2012) anche le spese veterinarie verranno messe nel mirino. L’Agenzia delle Entrate ha ritenuto che chi potesse permettersi di mantenere un animale domestico dovesse avere necessariamente un reddito abbastanza elevato che glielo consentisse. Questo significa che possedere cani e gatti sarà un segno di ricchezza. Ma avere in casa un amico a quattro zampe è davvero sinonimo di agiatezza?
Non è quasi mai così. Molti anziani fanno fatica ad arrivare a fine mese con la loro pensione pur di non rinunciare alla compagnia di questi cuccioli; tanti genitori fanno salti mortali per consentire ai loro bambini di continuare a giocare con i loro piccoli beniamini. Per molte persone sono parte integrante e attiva della famiglia, considerati come persone capaci di provare sentimenti.
Sono state fatte centinaia battaglie dagli animalisti di tutto il mondo affinché ai pet venisse riconosciuto che fanno, che sono importanti per i loro padroni. L’Europa ha fatto mille passi in avanti negli ultimi anni riconoscendo a loro diritti, contenuti sia nel Trattato di Lisbona che nella Convenzione di Strasburgo. La nostra Repubblica ha seguito a ruota (e a volte ha anche anticipato) emanando la legge 281/1991 (lo Stato tutela gli animali di affezione al fine di tutelare la salute pubblica e l'ambiente), la legge 189/2004 (divieto di combattimenti e di utilizzo per pellicce), la legge 201/2010 (divieto di traffico di animali), riconoscendo i reati di maltrattamento, di uccisione, di abbandono, obbligo di soccorso degli animali.
Ecco, invece, che arriva questo nuovo redditometro e spezza il cuore a chi li ama, a chi si è prodigato davvero tanto per loro. Sembra quasi un invito all’abbandono degli animali (tra l’altro considerato reato e contro cui ogni estate viene fatta una campagna), al randagismo e alla non cura dei cuccioli.
Il provvedimento sembra inspiegabile, nessuno ci vuole ancora credere: da ogni parte, infatti, sono fioccate proteste, specialmente da esponenti politici molto vicini a queste tematiche. La prima a farsi avanti è stata Francesca Martini, sottosegretario del Ministero della Salute, secondo cui questa decisione è inaccettabile e che la lotta all’evasione va fatta nei settori dove avviene veramente. Ha proseguito poi, dichiarando: «oggi gli 8 milioni di famiglie che hanno un cane fanno fronte alla crisi con grandi sacrifici, ma nella convinzione che la salute del proprio animale sia sacrosanta. Inoltre proteggerlo, dotarlo di microchip e curarlo in caso di malattia è un obbligo di legge e non un lusso».
Furibonda Vittoria Brambilla, da sempre fervente animalista, tanto che nella sua casa ospita ben quindici cani. «D’ora in poi portare il cucciolo a fare le vaccinazioni potrà essere equiparato a una spesa di lusso quando, per un Paese civile, la prevenzione sanitaria rappresenta invece un obiettivo da perseguire in ogni modo». «È davvero incredibile – prosegue il ministro – la scarsa conoscenza, da parte di coloro che hanno effettuato la classificazione del redditometro, del ruolo che gli animali domestici hanno assunto. Sembra che li considerino come oggetti, buttati nel calderone, come se stessero parlando di qualcosa di inanimato».
«Siamo al surrealismo fiscale - dichiara Marco Melosi, presidente dell'Associazione Nazionale Medici Veterinari - è l'ennesima allucinazione del Fisco nazionale, un quadro visionario, degno della ribellione descritta nella Fattoria di George Orwell. Per la tutela animale l'Italia vanta una legislazione che offre a questi "esseri senzienti" le più alte garanzie di tutela penale. Si mobilitano ministri e parlamentari, si sprecano le affermazioni di principio, si scomoda persino il Patrono d'Italia.
Ma è un’ipocrisia. Il Governo italiano continua a lucrare sugli animali da compagnia, a considerare il cavallo un indicatore nel reddito, a ridurre le detrazioni sulle spese veterinarie per cani e gatti, ad aumentare le tasse portando l'Iva ai massimi livelli storici (21%) sul loro cibo. Per lo Stato italiano gli animali sono davvero un “Tesoro”, ma evidentemente la capacità senziente degli animali è stata interpretata come capacità tributaria e di patire la peggiore vessazione fiscale di tutta Europa».
Ora si spera che queste numerose voci vengano ascoltate e che si faccia una revisione al famigerato redditometro. Chissà se si riuscirà a dar un seguito alle leggi e alle buone intenzioni dimostrate negli ultimi decenni. Cani e gatti aspettano intrepidi insieme ai loro amati padroni…
Stefano Villa