Calabria, madri-coraggio al giudice minorile: "Toglici i figli o saranno mafiosi"
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CATANZARO, 03 FEBBRAIO – Una storia di coraggio raccontata dall’azione di venti mamme calabresi, figlie, nipoti, mogli di mafiosi, che dal 2012 ad oggi si sono rivolte al presidente del Tribunale dei Minorenni di Reggio Calabria per ottenere il provvedimento di decadenza o limitazione della responsabilità genitoriale per la tutela psico-fisica dei loro ragazzi che nascono e crescono nelle 'ndrine.[MORE]
I dati sono stati raccolti dall'associazione antimafia "Libera", di cui è presidente don Luigi Ciotti, che parla della dolorosa scelta delle madri calabresi in diretta a Tgcom24: "E' il bisogno di ritrovare la libertà, la vita e la dignità rubate dalla mafia, che nonostante tutto continua ad essere forte. Meno sangue, eccetto che a Napoli e Foggia, ma più corruzione, la nuova arma criminale che è un furto del bene comune e della speranza".
A farsi portavoce del disperato appello delle donne, spesso anch'esse coinvolte in reati di mafia ma che vogliono salvare i loro ragazzi e dare loro un'altra opportunità di vita, è il giudice Roberto Di Bella, che negli anni ha ottenuto anche l'appellativo di "ladro di figli". Il progetto, supportato dalla rete delle diocesi e della Caritas, ha offerto una strada alternativa ad una cinquantina di giovani: "Dieci di loro sono diventati maggiorenni - riferisce a La Repubblica il magistrato. - Di questi 5 sono rimasti fuori dalla Calabria a lavorare, gli altri sono tornati ma solo uno è incappato nella giustizia e non per un reato di mafia".
L’azione locale diviene così orgoglio nazionale: a Roma, durante la quarta edizione di Contromafie, è stato infatti siglato un protocollo d'intesa tra governo, procuratore nazionale antimafia, Conferenza episcopale italiana e Libera, per estendere l'iniziativa a tutta Italia. Il Dipartimento per le Pari Opportunità e la Cei hanno stanziato ben 300mila euro per il sostegno alle comunità, alle case famiglia e agli psicologi coinvolti.
Così don Luigi Ciotti, intervenuto in diretta telefonica a Tgcom24: "L'associazione con le altre realtà coinvolte vuole offrire nuove opportunità a mamme e figli che hanno avuto la loro vita confiscata dalla mafia". Si tratta di una scelta d’amore profondo e disperato, che può compiere solo chi vive quotidianamente l’orrore e i disastri arrecati dalle mafie.
Luna Isabella
(foto da immediato.net)